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Lo stato di diritto. Storia, teoria, critica - copertina
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Lo stato di diritto. Storia, teoria, critica - copertina

Descrizione


L'opera si propone un'interpretazione teorica dello "stato di diritto", inteso come forma di stato nella quale la limitazione giuridica del potere garantisce uno spazio alla rivendicazione e alla tutela dei diritti fondamentali degli individui: il diritto alla vita e alla sicurezza personale, la libertà, la proprietà privata, l'autonomia negoziale, i diritti politici. La ricerca è impegnata sia in una documentazione storica e filologica, sia in un tentativo di individuare i riferimenti di valore, le modalità normative e le forme istituzionali che accomunano le diverse esperienze.
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Dettagli

2
2003
23 gennaio 2006
Libro tecnico professionale
846 p.
9788807103230

Voce della critica

Il volume si apre con due saggi introduttivi sui caratteri generali della nozione complessa di "Stato di diritto" seguiti da una panoramica sulle differenti versioni "nazionali" della stessa dal rule of law britannico al Rechtstaat tedesco. Nella sezione successiva dedicata al dibattito contemporaneo si trovano oltre alla reiterazione di temi quali l'ordine spontaneo hayekiano e la discussione sul "repubblicanesimo" le riflessioni di Pier Paolo Portinaro sui diffusi timori per una "tirannia dei giudici". Pur rilevando il "ruolo nevralgico" occupato effettivamente dagli organi giudiziari nell'attuale scenario di giuridificazione deregulation regolamentazione e "deistituzionalizzazione" l'autore si domanda se a "tenere il campo" sia più la figura del giudice "con la sua bilancia equilibratrice di differenti valori e di principi etico-giuridici" oppure quella del "mercante del diritto" avvocato al servizio delle grandi concentrazioni transnazionali di potere privato. In una sezione dedicata invece al confronto dell'islam con lo stato di diritto Raja Bahlul accosta al costituzionalismo l'idea arabo-islamica della "sovranità divina" come forma di limitazione del potere politico. Sulla base di questa ipotesi Bahlul pur rinunciando alla laicità ritiene possibile una fondazione democratica del regime islamico. Di fronte a una costituzione i cui principi derivano dalla fede i gruppi "incapaci" di accettare i "valori basilari" possono infatti rimanere "marginali" non incorrendo così in sanzioni da parte del potere pubblico. La concezione dello stato laico pertanto viene considerata dallo studioso palestinese "una delle tante fra le quali scegliere". Sembra lecito tuttavia domandarsi se una società multietnica e multiculturale quale la "globalizzazione" dei popoli tende a realizzare possa fare a meno della laicità senza "marginalizzare" nessuno.
Giovanni Borgognone

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