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Stalin. La rivoluzione, il terrore, la guerra - Robert Conquest - copertina
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Stalin. La rivoluzione, il terrore, la guerra
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Descrizione


Robert Conquest ha scritto un ritratto del sanguinario georgiano, che si concentra su alcuni grandi episodi della sua vita e della sua carriera di dittatore, per trarne una riflessione sugli effetti della sua personalità sulla storia del Novecento. Ne esce la figura di un leader paranoico, che, una volta emerso nella nomenklatura postleniniana grazie alla propria abilità di ingannare gli avversari, manipolare i compagni, e ordire intrighi, nessuno riuscirà più a fermare, rivelandosi la sciagura più grande per tutti i popoli del suo impero.
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Dettagli

2003
Tascabile
376 p.
9788804513292

Valutazioni e recensioni

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Italo
Recensioni: 5/5

In questa biografia l'autore inglese è molto severo e non sembra salvare niente della figura di Stalin. Ammette però un aumento delle produzione industriale e agricola soprattutto tra le due guerre. Per il resto ditrugge la figura del dittatore dal punto di vista morale, sociale e personale. Sarebbe da leggere altri autori, di sicuro il dittatore ha rovinato l'eredità di Lenin che infatti all'ultimo si era accorto della pericolosità del "meraviglioso georgiano".

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gabriele
Recensioni: 3/5

Spiace dirlo ma ritengo questo libro un po' difficile da leggere e questa e' la sua pecca principale ( ad esempio parla di bolscevichi e menscevichi senza spiegare chi erano e quali fossero le differenze fra loro ). Detto questo, l' autore e' parzialissimo : ci mette sempre del suo.E questo da fastidio. Lo consiglio solo a chi non trova di meglio.

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Davide Baretto
Recensioni: 5/5

Un libro scritto da uno storico competente (Hitchens lo considera il più autorevole scrittore anticomunista inglese)che si legge come un romanzo,anche se la realtà creata da Stalin in 25 anni di totalitarismo comunista supera qualunque fantasia,arrivando al parossismo:ad esempio,quando nel capitolo sull'invasione nazista viene raccontato che Stalin destituiva sistematicamente i suoi generali perché era fermamente convinto di essere un abile stratega,sembra di leggere una sceneggiatura di Woody Allen.Se inizialmente i compagni lo consideravano un kinto(l'equivalente georgiano del lazzarone napoletano),col passare del tempo egli rivelerà una totale mancanza di Umanità,che gli permetterà di scalare tutti i gradi del potere,anche grazie a veri e propri colpi di fortuna:infatti,quando venne letto il testamento di Lenin,Stalin rischiò di essere radiato dal Comintern,ma venne salvato da Kamenev e Zinov'ev,i quali verranno "ringraziati" 12 anni dopo,quando Stalin organizzò per loro nel 1936 il primo processo farsa del Grande Terrore,conclusosi con la loro fucilazione.L'opinione dell'autore traspare in alcuni punti,quando si prende la soddisfazione di stigmatizzare l'atteggiamento degli intellettuali occidentali,i quali per decenni rifiutarono qualunque critica al comunismo,che era visto come il non plus ultra a cui poteva aspirare l'Umanità.Come notò Silone,gli intellettuali sovietici erano incapaci di discutere lealmente le opinioni contrarie alle proprie:infatti,per loro un avversario in buona fede era inconcepibile.La misantropia di Stalin porterà quest'idea alle estreme conseguenze,col risultato di instillare la paranoia nell'animo della popolazione sovietica.Conquest conclude che per quanto fosse mostruoso Stalin era pur sempre un essere umano, destinato inevitabilmente a morire. Se oggi possiamo incominciare ad annoverarlo nel passato è nella speranza che non apparirà mai più un uomo del genere.

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