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Beh, che dire su questo libro? Come prima cosa il testo posto in quarta-di-copertina, e che riporto qui di seguito: ..."Sedici racconti, sedici parabole illuminanti sul significato del vivere e del morire, sulla caducità del tempo, la libertà, la diversità, il razzismo, gli stereotipi, i pregiudizi"... trae in inganno il lettore per non parlare dell'introduzione posta all'incipit che confonde ancora di più le idee tanto da essere costretti più volte a tornare indietro e rileggerla per carpirne più aspetti. Da questo è facile intuire come Una Stagione INattesa non sia una semplice silloge di racconti ma nasconda qualcos'altro di più recondito. Infatti, dopo una lettura più attenta, ci rendiamo conto che i sedici brani che si susseguono non possono essere considerati come dei semplici racconti, ma bensì, come delle parabole che vogliono illustrare uno spaccato di vita della nostra società preferendo tuttavia non addentrarsi ma lasciare al lettore il compito a volte arduo di riflettere e fare le sue considerazioni. Possiamo pertanto concludere affermando che questi non sono altro che sedici mini-saggi in cui l'autore mostra il mondo che lo circonda, illustrando in alcuni le sue considerazioni, punti di vista mentre in altri preferisce lasciare in sospeso, ponendo delle domande a cui possiamo essere certi non darà mai risposta. Tutto sommato il testo si presenta, scorrevole, curato anche se in alcune parti si hanno cadute di stile e di tono che ne troncano la scorrevolezza, e questo, è dovuto per lo più per la sua ricerca del periodo lungo, classico della scrittura intimista e rilessiva, dalle ossessive ripetizioni e dall'unica presunzione dell'autore di aver voluto imitare e riprendere lo stile Kafkiano da cui, già dal primo racconto, è facile dedurne come egli subisca il fascino del grande Kafka.
Raffele ti porta a riflessioni profonde con la modalità di chi "parla del tempo". Mi piace perchè i suoi racconti sono leggeri simili a piccole parabole, e sa "portarmi" dentro un'aula di un'insolito tribunale, come attraverso l'Africa e i suoi "razzismi" con semplicità, come se ragionare con lui fosse la cosa più naturale del mondo. Un buon libro, che consiglio a chi vuole semplicità d'esposizione senza rinunciare a riflettere.
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