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Lo stadio di Wimbledon
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Lo stadio di Wimbledon - Daniele Del Giudice - copertina
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stadio di Wimbledon

Descrizione


Il protagonista dello "Stadio di Wimbledon", - primo romanzo di Del Giudice è un giovane che si mette sulle tracce di un certo personaggio, amico di Saba e Montale e incontra le persone che lo conobbero, reticenti o evasivi custodi di un mistero. Di lui rimane soltanto un'invincibile fascinazione e nessun libro. Trieste, dove il viaggio comincia per terminare a Londra, riserva sorprese e il silenzio di una vita trascorsa nonostante la letteratura. La ricerca è difficile, attraversa luoghi e persone, donne che vengono dalla poesia come Gerti e Ljuba e uomini della memoria e del sogno. L'autore narra con ritmo lento e avvolgente, descrivendo il qui e l'adesso ma lasciando immaginare un altrove lontano e magico, come in certe pagine di Handke o in certe immagini di Wenders. Arrivare al centro dell'esistenza di quell'uomo sfuggente, che preferì la vita alla letteratura, vorrà dire per il viaggiatore aver scoperto una rinata possibilità di guardare e raccontare il mondo (novità subito colta dalla critica), partire dalla rinuncia al libro per giungere a un romanzo, quello che il lettore ha ora tra le mani, toccando il nodo di una realtà fluttuante, fatta di sospensioni e accelerazioni, di interrogazioni che provocano altre interrogazioni.
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Dettagli

2009
Tascabile
27 aprile 2009
9788806199456

Valutazioni e recensioni

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sergio colombo
Recensioni: 5/5

Che dire più della quarta di copertina di Calvino. Non ho letto di Del Giudice meglio di quest'opera prima. Inafferrabile alla Pessoa, Broges, Tabucchi, ma teso estremamente al comprendere, all'entrare nelle situazioni, nell'accadere, negli incontri. Bazlen non avrebbe scritto ? Ho davanti gli "Scritti" di Adelphi, 395 pagine di frammenti, adesso voglio proprio leggerli. Grande letteratura europea, sono un po' stufo degli americani di moda, superficialmente introspettivi.

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paolo
Recensioni: 3/5

Un giovane aspirante scrittore cerca risposte ai dubbi sulla sua vocazione indagando la vita misteriosa di un letterato che non scrisse, ma volle farsi personaggio nel racconto delle vite altrui. Oggettività e calore, gelo e umanità si fondono e si alternano in questo piccolo curioso mosaico di figure "minori" cui si stenta a riconoscre plausibilità di persone reali. Le scene sembrano svolgersi al rallentatore entro immagini fredde come certi quadri di Edward Hopper, ma all'improvviso la lentezza, la sottile disperazione di fondo, lasciano il posto al calore del ricordo e del rimpianto.

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Toppi Alessandro
Recensioni: 4/5

Bobi viveva affondato nei volumi:"a letto,adagiato sui guanciali;sul comodino,accanto,un'alta pila di libri;sul letto,ai fianchi,altre due fila di libri".Aveva lunghi periodi d'inerzia,letarghi improvvisi di silenzi e timori:"usava volentieri la parola naufragio.Cominciava infallibilmente a lavorare domani,decisione rimandata di giorno in giorno per settimane".Leggeva specchiandosi in acqua,rendendo squarcio il rumore sottile di prosa:"usciva la mattina presto,sempre con molti libri.Cercava un'osteria lungo il fiume;era indispensabile che non avesse il neon".Bobi "scriveva moltissime lettere",non usava maiuscole,indossava camicie di seta per occhi d'amici e "maglioni di lana quando faceva il girovago".Desiderava inosservanza,Bobi,si divertiva "un mondo e mezzo" e quando sedeva "spalancava le braccia e rovesciava il capo all'insù".Bobi è Roberto Bazlen,il più grande scrittore mancato della letteratura italiana.E "Lo stadio di Wimbledon" è il suo ritratto ad inchiostro.Come una lettera in pezzi,ripianata per santa disperata pazienza;come uno specchio,il cui frantume permette la vista d'una parte,una sola,di sè;come la messinordine di reperti improvvisi d'una stagione che fu:voci,ricordi,frammenti rivivono per curatela archeologica offerta ad un'anima composta di nebbia.Scorgiamo così il "giovane curvo,un pò matto",scrittore "solo di note a piè pagina".Ammiriamo il Bartleby vero tra autori fasulli,scrivano silente di capitoli bianco rimasti.Amiamo il "fallito che viveva l'esistenza degli altri" e che par aver mormorato,tra saper essere e saper scrivere, semplicemente "preferirei di no":"Quanto è faticoso spostare tutto al di quà o al di là.In mezzo potrebbe esserci uno scrittore senza libri,chissà quanti ce ne sono,anche adesso.Però lui ha scritto,in modo sotterraneo,parallelo,quanto bastava per far capire che non avrebbe scritto".E quant'è facile immaginarlo rispondere a Pirandello,per il quale "la vita si scrive o si vive",indicando che "la sua vita, così com'era,è stato il suo capolavoro".Tristemente perfetto.

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Conosci l'autore

Daniele Del Giudice

1949, Roma

(Roma 1949) scrittore italiano. Ha esordito con Lo stadio di Wimbledon (1983), che narra l’inquieta ricerca di un giovane intorno alla vita − e al silenzio − dello scrittore triestino Bobi Balzen. L’avventura della percezione, nell’impegno di «vedere oltre la forma» e tracciare una mappa del mistero della creazione, è il tema dominante dei romanzi successivi (Atlante occidentale, 1985; Staccando l’ombra da terra, 1994), dei racconti (Mania, 1997, premio Grinzane) e della raccolta di scritti In questa luce (2013), sorta di autobiografia intellettuale.Da ricordare anche il saggio Nel segno della parola, scritto con Umberto Eco e Gianfranco Ravasi (BUR 2005).Fonte immagine: edizioni Einaudi.

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