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Spettri dell'altro. Letteratura e razzismo nell'Italia contemporanea
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Spettri dell'altro. Letteratura e razzismo nell'Italia contemporanea - Riccardo Bonavita - copertina
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Spettri dell'altro. Letteratura e razzismo nell'Italia contemporanea

Descrizione


Negli anni Trenta la cultura italiana si popola di immagini, stereotipi, schemi mentali che saranno poi selezionati e amplificati dalla propaganda di regime per sostenere la campagna razzista e conferire efficacia, persuasività e immediatezza alle dottrine e alle politiche fasciste. Il libro documenta la vasta circolazione di pregiudizi, credenze ed atteggiamenti razzisti nella produzione letteraria del nostro paese tra Otto e Novecento, identificando il razzismo come pregiudizio condiviso e, insieme, ideologia da diffondere. L'analisi di un vasto corpus narrativo di romanzi e racconti dedicati alla vita nelle colonie, lo studio dell'antisemitismo nella letteratura di consumo e l'attenzione a figure esemplari come quella di Papini confluiscono nella trattazione, volta a ricostruire e interpretare le rappresentazioni letterarie italiane delle due principali figure dell'alterità: gli ebrei e le genti di colore.
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Dettagli

2010
14 gennaio 2010
227 p., Brossura
9788815133960

Voce della critica

Questa raccolta di saggi dell'italianista Riccardo Bonavita (1968-2005) affronta il tema del razzismo verso gli ebrei e le genti di colore in narrativa. Con rigore analitico e una scrittura gradevolmente scorrevole, Bonavita prende in esame un vasto corpus di romanzi che copre il lungo periodo dall'Italia preunitaria alle leggi razziali del 1938. Emerge così un percorso degli stereotipi antiebraici, particolarmente virulenti soprattutto nell'ultimo ventennio dell'Ottocento e negli anni trenta del Novecento; Bonavita dimostra le radici cattolico-vaticane del fenomeno, soprattutto grazie ai romanzi di "Civiltà Cattolica", a confronto di una netta minoranza di opere "laiche". L'immagine dell'ebreo avido e repellente si intreccia progressivamente con ulteriori distorsioni, come il complotto mondiale giudo-massonico (ben precedente ai famigerati Protocolli dei Savi di Sion) e la bella ebrea femme fatale. L'ideologia fascista si innesta successivamente su questo impianto già ben consolidato, e "non rappresenta una consistente innovazione nemmeno rispetto all'età liberale, bensì un inasprimento delle posizioni più retrive già presenti nella nostra tradizione, attuato enfatizzando i risvolti biologici di un nazionalismo già ampiamente xenofobo ed etnocentrico". Nella letteratura coloniale è l'elemento del sangue a creare una barriera tra italiani e colonizzati: i primi esaltati dal rivitalizzarsi delle virtù fasciste nel contesto esotico e i secondi animalizzati, come si nota soprattutto nei ricorrenti rapporti d'amore interrazziali. Bonavita esamina i rapporti tra questa letteratura e le convenzioni di molti generi (il gotico, il feuilleton, l'erotismo di fine secolo, il giallo). E spazia tra letteratura "alta" (D'Annunzio, Serao, Papini), opere di consumo (Invernizio e molti altri) e di propaganda cattolica. Il primo saggio del volume è dedicato alla critica letteraria fascista, al modo in cui la rivista "La difesa della razza" ha "sapientemente ritagliato" e decontestualizzato l'opera di Leopardi per arruolarlo nell'irrazionalismo antisemita di stato.
Ma l'ampio respiro dell'indagine (grande pregio di questo libro) va ben oltre i confini della narrativa. Bonavita non manca di includervi le complicità degli studi pseudo-scientifici sulle "razze", né la forzatura con cui alcune opere di finzione sono state mascherate da realtà documentata. E sono da antologia le pagine in cui analizza la celeberrima immagine di copertina di "La difesa della razza", giacché Spettri dell'altro scandaglia l'immaginario, inun raro e pregevole esempio di cultural studies applicato al nostro sostrato coloniale e xenofobo. Non a caso vengono citati Benjamin, Gramsci, Eco e Said tra i riferimenti teorici, rilevando come in Italia gli studi postcoloniali e multiculturali che interrogano il passato siano ancora tutti da sviluppare.
Un libro necessario per una solida confutazione di luoghi comuni del tipo "italiani brava gente", che vedono nelle leggi del '38 un semplice incidente di percorso. Bonavita lascia una preziosa eredità costituita da vari spunti di riflessione, spesso impliciti ma costanti, per il nostro presente, in cui i diritti umani vengono progressivamente "razzializzati", e in cui le ultime ondate migratorie hanno risvegliato "un razzismo diffuso, che si credeva inesistente solo perché non aveva ancora avuto occasione di manifestarsi".
Pietro Deandrea

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