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Sperimentazioni del potere nell'alto Medioevo - Giovanni Tabacco - copertina
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Sperimentazioni del potere nell'alto Medioevo - Giovanni Tabacco - copertina

Dettagli

1993
1 gennaio 1997
391 p.
9788806129668

Voce della critica


scheda di Gasparri, S., L'Indice 1993, n.11

La funzione del regno, l'universalismo ideologico, la frantumazione dei poteri: la partizione interna di questa ricca raccolta di saggi - che copre un arco cronologico di oltre trent'anni (1960-91) - rivela già da sola la complessità dello sviluppo del pensiero di Giovanni Tabacco. La vicenda del potere nell'Europa medievale ne risulta illuminata nei suoi procedimenti di fondo, contro ogni schematismo di scuola, e in costante colloquio con la storiografia europea, francese e soprattutto tedesca: si pensi anche solo alla discussione sulla natura della nobiltà. I temi principali sono molti; ma tutti legati fra di loro. Dapprima l'incontro tra l'antica cultura mediterranea degli imperi sedentari e la cultura guerriera delle genti a struttura tribale, avvenuto intorno all'istituzione regia franca (ossia l'originale simbiosi che si determina tra l'episcopato cattolico, erede dell'aristocrazia senatoria, e l'aristocrazia germanica); poi lo sviluppo della dominazione imperiale carolingia, che esprime l'inquadramento definitivo in strutture stabili delle stirpi germaniche e al tempo stesso, incorporando la potenza ecclesiastica all'interno della struttura pubblica, pone le basi sia dell'ambiguità gradualmente assunta dalle istituzioni ecclesiastiche, in bilico tra potenziamento delle giurisdizioni immunitarie legate al possesso fondiario e universalismo ideologico cattolico, sia della potenziale dicotomia, che diverrà esplicita in età successiva, fra la cultura dei chierici e la dominazione dei guerrieri in perenne e irrisolta tensione fra di loro (ciò che, al più alto livello, sarà espresso dal conflitto fra il papato e l'impero); e ancora, la grande crisi dell'ordinamento pubblico (in particolare nel regno italico) nei secoli centrali del medioevo, crisi di cui viene negato il carattere "feudale" - il feudalesimo, come sistema, non esiste più nel medioevo di Tabacco -, infine, lo sforzo innovatore della cultura ecclesiastica che, all'interno del grande movimento della riforma, getta le basi intellettuali per la formazione di più moderni e razionali organismi politico-territoriali, fra i quali si annoverano pure i comuni cittadini italiani (che comunque condividono l'intenso sperimentalismo politico, la vivace esperienza istituzionale tipica dell'intero medioevo).
Sul valore della cultura Tabacco insiste moltissimo: cultura episcopale che informa la dominazione franca; cultura dello scritto - cultura di notai e giuristi delle città, cultura "umile" della produzione documentaria - che corrobora la nozione di "libertas" degli abitanti delle città, arricchendo di contenuti civili l'esperienza comunale; cultura ecclesiastica soprattutto, le cui istanze razionalizzatrici nell'età della riforma - che consiste come si è detto anche in una grande riflessione sul problema generale dell'ordinamento della cristianità - esprimono al tempo stesso l'esigenza di un superamento del disordine postcarolingio mediante una diversa organizzazione del potere, sorretta da categorie giuridiche nuove, informate al diritto romano, e una volontà di affermazione ierocratica da parte del papato. Lo studio sottile dei meccanismi della crisi dell'ordinamento pubblico è però il nodo ricorrente in tanti saggi: nodo che non è sciolto utilizzando facili schematismi storico-giuridici (non esiste una derivazione feudale del potere signorile: siamo di fronte a tradizioni superstiti di carattere pubblico, a fatti di cultura, dunque fluidi, e non a più o meno ordinate trasmissioni legali di poteri), ma al contrario proprio sottolineando le sovrapposizioni di diritti pubblici (disinvoltamente divisi; comprati e venduti), gli spregiudicati sperimentalismi politici, la fluidità di egemonie fra loro concorrenti, il valore dei legami personali (ad esempio di quelli vassallatici), le contaminazioni caratteristiche della vicenda medievale del potere. E tutto ciò non derivava da una elementarità della vita politica, quale risulterebbe dal marchio impresso su di essa dalla rozza e violenta aristocrazia germanica dominatrice, ma piuttosto dalla sovrapposizione parziale di diverse civiltà, l'antica, mediata dalla Chiesa, e la germanica: ossia "all'urto di tradizioni mentali eterogenee, coesistenti in ogni parte dell'Occidente europeo, anche entro uno stesso gruppo sociale, entro una stessa coscienza". Il cosmo del medioevo come processo aperto di strutture instabili dunque: che è precisamente il titolo del primo, chiarificatore saggio del volume.

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