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Un'immaginazione fervida ed uno stile impeccabile. Joyce Carol Oates dipinge con mano ferma ed impietosa il ritratto feroce, crudele e folle di un mondo ossessionato dalla notorietà e che, per averla è disposto a dare un prezzo ad ogni cosa, anche ai propri figli. Implacabile.
Purtroppo questo libro non è riuscito a catturarmi. Secondo la mia opinione l'autrice in alcuni punti si dilunga troppo. Un libro di 656 pagine che poteva essere decisamente più corto! Lo stile narrativo non è nemmeno dei più semplici e anche questo non aiuta.
È senza dubbio uno dei romanzi migliori scritti da JCO negli ultimi anni. La struttura narrativa da falso reportage trascina più facilmente il lettore nei meandri di una storia tipicamente americana, ma in reatà concepita come iperbole del modello di affermazione del soggetto nel mondo dello sport e dello spettacolo nel XXI secolo. La Oates riesce a governare con incredibile maestria elementi molto diversi fra loro: l'insufficienza psichica dei ragazzini di oggi, che si disputano i più assurdi disturbi della personalità in attesa di diventare adulti nevrotici; la sindrome da compensazione madre-in-figlia, che non credo possa essere ritratta con maggiore efficacia; l'uso puerile e dissociativo di fattori religiosi per motivare le scelte di adulti palesemente incapaci di reggere il carico delle proprie responsabilità. In questo schema disfunzionale brilla la luce della piccola Edna Louise, il cui nome viene modificato in Bliss per «una visione mandata da Dio»(!), in modo da poter diventare l'oggetto delle speculazioni familiari, sociali e mediatiche di cui si nutre la macchina del successo nella costruzione degli idoli consumistici di cui pare ci sia sempre un gran bisogno. Quasi mai la scrittura della Oates è stata così cattiva, tagliente ed efficace nel mostrarci che l'orrore è sotto i nostri piedi e che noi ci scivoliamo sopra fingendo che possa sopportare il nostro peso, senza nemmeno essere pattinatrici-bamboline come Bliss.
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