La somiglianza

Tana French non delude neanche questa volta. Non dico che le storie siano sempre plausibili ma la sua scrittura fa davvero la differenza, così come la sua costruzione dei personaggi e dei dialoghi (sempre abbondantemente presenti). Se cercate il classico thriller non è questo il caso. Come tutti i romanzi dell'autrice i casi sono quasi sempre "quotidiani" e casuali, cose che potrebbero succedere praticamente a chiunque. Molto spesso si capisce anche il colpevole prima di arrivare alla fine. I personaggi sono sempre reali, ognuno con mille sfumature di grigio che rendono impossibile non immedesimarsi nelle situazioni. È uno stile che trovo davvero irresistibile e che punta anche a far riflettere. In questo caso la storia ricorda davvero molto "Dio di illusioni", se vi è piaciuto il primo lo consiglio vivamente

L’idea su cui si fonda la storia, ovvero una casuale somiglianza tra due personaggi, è inverosimile; manca la suspance che farebbe di questo libro un buon thriller, nonostante ciò la prosa è decisamente godibile e mi ha convinta ad arrivare fino alla fine. Non lo consiglierei nonostante non sia un pessimo libro.

Sicuramente l'evolversi dei fatti non è narrato rapidamente, ma questo è a vantaggio di profondi squarci psicologici dei vari personaggi. La French racconta un giallo in cui si avvertono tensioni le cui origini non sono riconducibili a motivi sociologici o criminologici, ma a uomini liberi da ogni strutturalismo sociale o comportamentale: menti pensanti in conflitto, spiriti liberi sfuggenti e nello sfondo un mondo depositario di ogni "protocollo" umano. Poca suspence, ma in compenso tanta intensità di pensiero che ahimè non resiste poi all'atto criminoso, quale gesto estremo che conclude il tentativo inconsistente di possedere la Verità. Quasi 4.