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La solitudine di un riporto - Daniele Zito - copertina
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La solitudine di un riporto
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Descrizione


Brutto, solo e devastato da un riporto agghiacciante, Antonio Torrecamonica si ritrova a condurre, suo malgrado, una vita che gli altri hanno scelto per lui. Carceriere di se stesso, trascorre tutte le sue giornate rinchiuso in una piccola libreria di provincia, tra libri che non legge, clienti che lo tormentano e ricordi che lo soffocano. Unico svago, ogni tanto, far saltare in aria qualcuno dei concorrenti, meglio se grandi, meglio ancora se Feltrinelli. Ma non è che la gioia di un momento, passato il quale il libraio continua a essere un animale in gabbia: la malavita lo usa per i suoi traffici, le forze dell'ordine lo braccano, il passato lo tiene inchiodato alla sua prigione quotidiana fatta di lettori, attese e conti in rosso. Finché un giorno non prende in mano uno di quei libri che non sopporta e inizia a sfogliarlo, ritrovando un piacere che considerava ormai perduto. Questo piccolo gesto quotidiano, insignificante nella sua banalità, darà il via alla lunga fuga del signor Torrecamonica verso la libertà. A ostacolarlo saranno in tanti: il commissario Serracavallo, Don Pietrino, i Milanesi, il Vice, fino alla realtà stessa, menzognera come non mai. "La solitudine di un riporto" è la storia di questa fuga, un vortice di incomprensioni e follia che avrà come inevitabile punto d'arrivo il più eclettico attentato terroristico/culturale di sempre. Scorbutico, misogino, stralunato e sognatore, Antonio Torrecamonica è un po' Bartleby un po' Marcovaldo...
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Dettagli

2013
16 ottobre 2013
347 p., Brossura
9788889920961

Valutazioni e recensioni

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Ivan Campesi
Recensioni: 4/5

I personaggi tragicomici di La solitudine di un riporto devono farsi strada ciascuno nel mondo generato dalle proprie ossessioni, in una vertigine di incomprensioni e violenze perpetrate sempre per i motivi sbagliati. Il sovrapporsi di punti di vista diversi e inconciliabili è il segreto del fascino distorto del mondo descritto da Daniele Zito; questo e l’ironia sulla letteratura e sui lettori che percorre costantemente le pagine del romanzo, a volte poco sottile, ma ugualmente efficace – chi non vorrebbe darsi una pulitina al culo con le pagine di Anna Karenina? –. Così, le vite tragiche e senza via di scampo del libraio, di Irene, del commissario e anche dello spietato boss Don Pietrino, tutti a modo loro schiacciati tra gli ingranaggi di un potere che non risparmia nessuno («Perché il potere non ha bisogno di noi. Siamo noi che abbiamo bisogno di esso», p. 299), si gonfiano fino a scoppiare e a sparire. Quel che resta è solo il perbenismo dei lettori, nella loro spocchiosa ostentazione di sapere: raffigurati nell’esilarante galleria di macchiette che visitano la libreria Torrecamonica e oggetto di continui insulti («I lettori sono delle tali teste di cazzo. Non si accorgono mai di nulla, finché non sei tu a dir loro: guarda che sta succedendo questo, guarda che quel tizio lì è l’assassino, guarda che sei dentro un romanzo contemporaneo non dentro un feuilleton», p. 237), i lettori e i loro libri diventano anch’essi protagonisti del romanzo di Zito. La vendetta del libraio contro tutti si compie quando un bel quantitativo di tritolo fa saltare in aria l’Accademia della Crusca, per la gioia di coloro che provano un brivido di terrore ogni volta che un congiuntivo si annoda tra le sinapsi addette alla consecutio temporum. Recensione completa: http://www.rivistaunaspecie.com/recensione-solitudine-riporto-daniele-zito/

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Lina
Recensioni: 5/5

ottima prova d'esordio: un protagonista disadattato e dolcissimo, ingiustamente vessato ma moralmente vincente, e un corollario di personaggi secondari ridicoli quanto parodisticamente realistici... opera originale, dove si sorride amaramente.

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Massimo F.
Recensioni: 3/5

Molto strano, ma non male. Folle e surreale, affonda il bisturi sulle debolezze umane: a suo modo. Alcuni brani molto profondi, altri un po' ridondanti.

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Voce della critica

  Daniele Zito è ricercatore precario all'Università di Catania e, in qualità d'ingegnere informatico, si occupa di sistemi distribuiti e sistemi complessi tempi varianti. Ha pubblicato articoli di carattere scientifico per riviste internazionali e racconti per riviste letterarie online. Il suo esordio narrativo nasce dall'idea di usare le molte citazioni letterarie raccolte in una vita da lettore per imbastire un racconto in cui tali citazioni diventano difficilmente riconoscibili. Anzi, nel lungo romanzo che narra la storia di un personaggio singolare, il libraio Antonio Torrecamonica, le citazioni sono quasi invisibili perché la struttura narrativa è forte e coesa, rivelando una notevole abilità nel padroneggiare una materia complessa e la capacità di attraversare generi differenti. Fin dalle prime pagine comprendiamo che qualcosa è andato storto nella biografia del protagonista: l'infanzia è un susseguirsi di eventi misteriosi, filtrati da una memoria paranoica, e che hanno segnato profondamente l'esistenza di Antonio. Vengono delineate, attraverso dialoghi molto taglienti e precisi, le figure del fratello Paolo e della madre, con cui Antonio continua a essere in contatto grazie a misteriose telefonate quotidiane. Il "delirio uditivo" che collega Antonio al fratello e alla madre è tuttavia solo uno dei tratti della sua stravaganza e della sua difficoltà a stare nel mondo. Ci sono anche altri fatti misteriosi, che hanno le loro radici nel passato del libraio: la relazione con la zia Santa, oggetto universale di venerazione e autrice di più di un miracolo e poi il rapporto di Antonio con la sua libreria e con i clienti. Antonio odia i libri e odia i lettori, ai quali riserva degli orribili scherzi, spostando continuamente i volumi negli scaffali, secondo un ordine continuamente sovvertito (per nome e non per cognome degli autori, per esempio, o per numero di parole contenute nel titolo). È evidente però che nell'odio per i libri e per chi li compra si può leggere per antifrasi la grande passione letteraria che ha animato (e forse anima ancora) l'autore del romanzo. Il libro di Zito è zeppo di omaggi, di riecheggiamenti, come ci fa comprendere la stessa postilla densa di ringraziamenti: a Tolstoj, Celine, Simenon, Borges, Hugo, Dostoevskij, Turgenev, Tabucchi, Fenoglio e molti altri. Quando Antonio s'innamora lo fa per la suggestione di una frase del libro L'amore ai tempi del colera (il primo libro che Antonio prende in mano dopo vent'anni) e quando deve incontrare la donna che lo ha colpito pensa al migliore accostamento possibile fra il proprio corpo (a cui ha donato anche un nuovo look con l'acquisto di un cappotto) e i libri. La frase di un libro ha tirato fuori, come un cavatappi ideale, il nostro libraio da una vita insensata. È folle, visionario e rintanato nella libreria da anni, in una clausura che scopriremo essere non del tutto volontaria, ma anche capace di una riflessione matura sulla possibilità di sbagliare i tempi, di perdersi qualcosa, di rincorrere il non vissuto. La sorpresa migliore, tuttavia, è che l'autore non sceglie un registro dominante (come quello elegiaco che abbiamo appena toccato) e si sposta continuamente da un registro all'altro, mantenendo sempre alta la tensione narrativa. Ciò accade anche in virtù del fatto che La solitudine di un riporto è anche (e forse soprattutto) un giallo in cui viene delineata una complicata vicenda legata a un'organizzazione criminale. È su questo tema che Zito dà prova di una grande capacità descrittiva e di una notevole verve umoristica. Capi criminali, poliziotti, commissari vengono ritratti con ironia e precisione (e questa volta si deve forse pensare a una ben assimilata lettura del Pasticciaccio di Gadda). Per esempio Don Pietrino, messo di fronte ai dati sconcertanti della fuga di Antonio dalla libreria e di una sua visita in chiesa, è costretto a ripensare, in un monologo esilarante, alla brutalità della sua vita alla luce di una possibile condanna nell'aldilà. In sintesi estrema il romanzo di Zito è la storia di un disagio mentale, di un'infanzia infelice, della perdita di un centro, di una vittima della malavita e di un uomo che scopre di sapere e potere amare (le pagine dedicate all'erotismo esplorano altri registri letterari, del tutto lontani da quelli di cui abbiamo parlato: ma lasciamo qualche sorpresa al lettore). Rimane aperto il problema, che risulta centrale, di dove indirizzare la propria vita, quando si decide di voltare pagina: è questo il tema sotteso alle vicende del librario che odia i libri. In un pastiche molto riuscito e denso, il riporto che Antonio Torrecamonica esibisce orgogliosamente alla sommità della sua testa allude all'elemento di forte falsificazione insito nella vita quotidiana, quando manca il coraggio di affrontare la verità. E il riporto è anche quello, del tutto letterario, del rimando obbligato, e a volte anche involontario, alle opere della letteratura. Del resto la letteratura comunica continuamente con se stessa e le opere non nascono mai in un terreno esausto.   Monica Bardi

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Conosci l'autore

Daniele Zito

Nato a Siracusa, è ricercatore presso l’Università di Catania e si occupa di informatica. Collabora con «l’Indice dei Libri del mese», dedicandosi prevalentemente al teatro e alla narrativa italiana. Nel 2013, ha esordito con La solitudine di un riporto per Hacca. Robledo è il suo secondo romanzo.

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