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Le solite sospette
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Le solite sospette - John Niven - copertina
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solite sospette

Descrizione


Quando Susan - a causa dei vizi nascosti del marito - si ritrova vedova e con la casa pignorata, insieme ad alcune amiche decide di compiere una rapina. Contro ogni probabilità, il colpo va a buon fine, e alle "cattive ragazze" non resta che raggiungere la Costa Azzurra, riciclare il denaro e sparire. Nulla che possa spaventarle, dopo tutto hanno più di un motivo per riuscire nella loro impresa: andare in crociera e fuggire il brodino dell'ospizio.
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Dettagli

2016
23 agosto 2016
346 p., Brossura
9788806230548
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Indice


Le prime frasi del romanzo

Quanto sangue, pensò Susan Frobisher. Quanto sangue. Era in cucina, coperta di quella roba dalla testa ai piedi. Il piano lavoro, il grembiule, il viso: tutto imbrattato. Davanti ne aveva una grande bacinella piena fino all’orlo. La scena da film horror veniva esaltata dal bianco abbacinante della cucina. Classico stile Shaker. L’avevano rifatta appena l’anno prima. Con tutti gli accessori: un cassetto frigorifero scorrevole all’altezza delle ginocchia, il tritarifiuti, uno di quei rubinetti pieghevoli che si vedono nei programmi di cucina in televisione e perfino una cantinetta portabottiglie. Non che lei e Barry bevessero piú granché, ormai, però tutte quelle bottiglie fresche allineate come missili su una rampa facevano comunque la loro porca figura. (Tutto opera di Cucine da Signori, il negozio di Havering Road. Barry aveva strappato un ottimo accordo, come sempre. Gli piaceva moltissimo, contrattare). Susan sbirciò il suo riflesso nell’anta di vetro fumé della cantinetta e, sangue a parte, non le dispiacque quello che vide all’alba delle sessanta primavere: l’aspetto era ancora giovanile, gli occhi limpidi e il fisico snello. I capelli si erano ingrigiti da una decina d’anni, ormai, e Julie insisteva sempre perché andasse dal parrucchiere, anche se i tempi in cui era l’amica stessa a poterle fare la piega erano ormai belli che andati…
Fuori, oltre i doppi vetri, la rugiada stava già svanendo dalla metà di giardino colpita dal sole. Era la prima settimana di maggio e la primavera era finalmente arrivata nel Dorset con tutti i crismi. Susan intinse il mignolo nella scodella piena di sangue e se lo portò alle labbra. Mmm. Forse bisognava ancora lavorare sulla consistenza. Doveva essere perfetta.
Se l’azzeccavi a dovere, come sosteneva il suo idolo, il mago degli effetti speciali Tom Savini, «puoi creare l’illusione della realtà: spingere le persone a convincersi di avere visto qualcosa che in realtà non hanno mai visto». I film horror erano l’unica trasgressione di Susan. (Barry non li sopportava. A dire il vero, non sopportava i film in generale. «Un mucchio di scemenze, – diceva sprezzante. – E poi è tutto finto!» A lui piacevano i documentari. Roba sulla guerra). Lei invece s’era sparata tutta la filmografia di Savini: Venerdí 13, Maniac, L’alba dei morti viventi. Se li guardava rannicchiata sul divano, con un bel tè caldo, quando Barry faceva tardi al lavoro.
Nemmeno a farlo apposta, Barry Frobisher entrò in cucina proprio in quel momento, alle prese con il nodo alla cravatta. Contemplò la scena e disse: – Ma cosa cazzo…
– La consistenza non è ancora quella giusta, – disse Susan. – Troppo diluita…
– Ma guarda che disastro!
– Devo finire entro stamattina. Piú tardi devo fare shopping e pranzare con Julie perché oggi è il suo compleanno, poi stasera c’è la prova costumi.
– Cristo. Ma non puoi semplicemente… comprarla, Susan?
– Siamo a corto di fondi, tesoro.
Con il nodo lasciato a metà, Barry sbuffò e andò alla caffettiera. Lungo il percorso recuperò una tazza dalla tavola. (A sera apparecchiavano sempre la tavola per la colazione del giorno dopo, prima di andare a dormire). – Non capisco che cosa ci trovi, Susan, proprio non lo capisco.
Barry prese una fetta di pancarrè freddo e iniziò a spalmarci sopra due dita di burro. I cereali gli avrebbero fatto meglio, pensò Susan, con quella pancia: ormai cominciava davvero a strabordare sopra la cintura. L’ultima volta che erano andati a fare shopping da Marks & Spencer avevano scoperto che era aumentato di un paio di taglie. Per non parlare di quello che stava combinando alle sue arterie. Ormai al risveglio Susan lo sentiva rantolare parecchio, anche solo per lo sforzo di alzarsi dal letto. (Dal suo letto. Qualche anno prima avevano preso la ferale decisione: due letti separati ai due lati della stanza. E comunque avevano gusti diversi in fatto di materassi. Poi una buona dormita è impagabile. Inoltre, come aveva sottolineato Barry, lui aveva la schiena malandata e non erano certo due sposini infoiati. Ormai lo facevano cosí di rado… A proposito, quand’era stata l’ultima volta? Susan si sforzò di ricordare. Sotto Natale? Forse anche prima).

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Patgengi
Recensioni: 2/5
Età

Ho letto sul retro ‘…. Pericolosissime vecchiette…’ poi nel testo apprendo che si tratta di SESSANTENI ho 56 e scusate ma mi sono sentita punta sul vivo….mi è passata la voglia di leggerlo

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Sara
Recensioni: 4/5

Romanzo leggero e surreale, ideale per svagarsi dopo letture più pesanti.

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Sara
Recensioni: 4/5

Questo è il secondo (e sicuramente non ultimo) libro di Niven che leggo e quest'uomo non delude! Difficilmente un libro riesce a farmi ridere e alcuni tratti di questo libro mi hanno fatto morire. Risulta chiaro che l'autore vuole fare satira attraverso il grottesco e l'inverosimile, e ci riesce pienamente. Inoltre, non ci sono molti libri con protagoniste "ragazze della terza età" riusciti così bene. Consigliatissimo!

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La recensione di IBS


«A John Niven riesce la magia di essere sacrilego e umanissimo insieme» - Ian Rankin, The Observer

«John Niven è uno spasso assoluto» - Irvine Welsh

«Grazie a "cattive" – ma umanissime e irresistibili – compagnie, come l'ex-showgirl ottuagenaria Ethel, vero gioiello del romanzo, e il saggio "Stimmate", malvivente in pensione, le amiche metteranno a segno un colpo memorabile per lanciarsi in un'avventura on the road verso la Francia. E verso una vita molto meno scontata di quella che – sia loro che i lettori – potevano aspettarsi»Giuliano Aluffi, Il Venerdì di Repubblica


Niven si conferma uno dei più dotati e dissacranti scrittori inglesi, grazie a questo rinfrescante cocktail di dramma, pulp e commedia, in una delle letture più divertenti degli ultimi anni.

Hanging on in quiet desperation is the English way” declamava Roger Waters in Time dei Pink Floyd, e a Mr. Barry Frobisher sembra calzare a pennello questa massima sulla grigia monotonia dei giorni a Wrexham. Dottore commercialista, immune al fascino di tutto ciò che non riguardasse numeri seguiti dal simbolo della sterlina, Barry pareva un uomo impeccabilmente noioso ma rassicurante, il perfetto marito per la sessantenne Susan, casalinga da tempo immemore e attrice a tempo perso nel teatro comunale per dilettanti.
La via verso la pensione non presentava grossi ostacoli, grazie all’oculato senso per gli affari di Barry. Di risparmi forse ve ne avevano fin troppi, tanto da indurre Susan a comprare delle sfarzose Louboutin a Julie, l’amica di sempre, anche lei sessantenne, ex punk fallita, ex femme fatale contesa da chiunque, ridotta a fare l’inserviente in un ospizio. Lei di risparmi neanche l’ombra. L’unica preoccupazione di Julie era allestire un Re Lear che non destasse troppo imbarazzo, peccato che proprio durante le prove la vita di Susan prenderà una piega inaspettata.

Due poliziotti le comunicano la morte di Barry, avvenuta in circostanze a dir poco bizzarre. Legato a un lettino per massaggi, circondato da giganteschi sex toys, uno dei quali pare essere l’arma di un delitto autoinflitto. Il tutto in un’alcova per degenerati, in cui ogni parte del mobilio ospita materiale pornografico della peggior specie, zoofilia inclusa. “Come può Barry essere finito in un posto del genere?” Pensava Susan, sicura di un sequestro finito in torture sadomaso non consenzienti. Invece Barry era il proprietario dell’oscena alcova, anzi… Era co-proprietario, perché dagli atti risulta che anche Susan possegga metà di quel luogo osceno. E non solo… È anche co-responsabile di debiti per mezzo milione di sterline, accumulati per finanziare prostitute e altre compagne di avventura di Barry, protagoniste di quella doppia vita che quel grigissimo marito le aveva nascosto per più di trenta anni. Tutte quelle firme per fondi di investimento e altri contratti, che Susan non si preoccupava di leggere, erano in realtà ipoteche sulla casa.

Come ripagare il tutto e non finire per strada? In una notte alcolica con Julie l’idea folle: perché non svaligiare una banca? In fondo se anche le arrestassero, avrebbero tante attenuanti e gli anni migliori sono già passati. Perfino a sbronza passata l’idea rimane, pazza ma sempre più intrigante. Anche Julie ha un bisogno disperato di soldi e ha già in mente altre persone nella stessa situazione, altre insospettabili donne sul viale del tramonto disposte a tutto pur di non concludere la propria vita al verde. Partner perfette per completare ed eseguire il piano. La rapina oramai è decisa. Le vecchine sono pronte all’azione e a spadroneggiare su Wrexham, mal di schiena permettendo.

Questa malsana ode alla tragicommedia è una delle letture più divertenti degli ultimi anni. Niven ci aveva già abituato ai suoi rinfrescanti cocktail di dramma, pulp e commedia, confermandosi uno dei più dotati e dissacranti scrittori inglesi di questi tempi, ma a questo giro ha confezionato un prodotto di grandissimo pregio. Riderete ad ogni pagina, grazie alla caratterizzazione di personaggi già leggendari, tra cui l’87enne in carrozzina, esasperatamente erotomane, ex reginetta del vaudeville, alcolizzata e pronta ad abbordare ogni uomo. Il paragone con Irvine Welsh non è azzardato, infatti l’intero romanzo potrebbe anche vagamente ricordare una reinterpretazione di Trainspotting con vecchine avide di denaro al posto di eroinomani della generazione X.
Consigliatissimo.

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Conosci l'autore

John Niven

1972, Irvine

John Niven è nato a Irvine, Ayrshire, Scozia, nel 1972. Scrive per «The Times», «The Independent», «Word» e «FHM». Ha pubblicato il romanzo breve Music from Big Pink e i romanzi Kill Your Friends (per «Word Magazine» probabilmente il miglior romanzo inglese dopo Trainspotting) e The Amateurs.Il successivo, A volte ritorno (Einaudi, 2012), è stato un caso editoriale. In seguito, sempre per Einaudi, ha pubblicato Maschio bianco etero (2015), Le solite sospette (2016) e Uccidi i tuoi amici (2019). 

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