Il sogno di Ragnar

Attraverso uno studio minuzioso e dettagliato l'autrice ci fornisce un quadro delle diverse gesta che ha compiuto Ragnar. Spesso ha sconfitto il suo nemico con molta ferocia, impaurendolo e sterminandolo. E proprio durante la battaglia di Parigi, dove lascia un fiume di corpi, scopre in una abitazione, all'ombra della roccaforte, una donna seduta in un angolo buio che lo fissa con audacia. A colpire Ragnar è proprio questo atteggiamento di sfida, che mai era stato concesso a nessuno soprattutto a una donna. A fare da sfondo alla storia è la Natura. L’autrice la omaggia inserendola sempre a lettera maiuscola. Rappresenta nel suo fascino più puro, con alberi e piante che dominano il cielo, attivando tutti sensi perché trasportati in un ambiente magico. La penna di Elisabetta Barberio vola con sicurezza sulle pagine, utilizzando ogni dettaglio in maniera brillante, e quando sono dotati di forza emotiva li amplifica, permettendo al lettore di realizzare nella mente la scena...

Anche in questo caso, come accade davanti ai libri storici belli, il confine tra fatti reali e finzioni è labile; le vicende storiche (accuratamente riportate) si mescolano - in modo felice - a leggende e a invenzioni per condurci in un periodo poco conosciuto. Il racconto è - secondo me - ben strutturato e sostenuto da una scrittura pulita, che non eccede in fronzoli inutili, adeguata ai diversi ritmi degli eventi; la capacità evocativa delle pagine lette mi ha fatto pensare più volte a Ken Follett. Sarà difficile guardare Danimarca e Nord Europa con gli stessi occhi !

L'autrice riesce a affiancare una completezza storica rara, con corredo di mappe e dettagli linguistico-culturali, a una trama avvincente ed epica quale la vicenda di Ragnar Lothbrock, leggendario Jarl vichingo. Semplicemente meraviglioso!