Il sogno dello scorpione

Buona prova. L'essersi "concentrato" su due soli personaggi ha senz'altro giovato all'approfondimento e all'intreccio narrativo

Un uomo, una donna, una pandemia. La Cajentura - un flagello senza altro nome che questo - costringe una coppia attempata a chiudersi in un luogo remoto, un'isola deserta dentro a un'altra isola, malata senza speranza: l'eterna, spietata Sardegna, sempre più metafora del mondo. A tener in vita questi nuovi Adamo ed Eva ci penseranno i muri di pietra di un nuraghe, ci penseranno le storie raccontate per ingannare il tempo che non vuole passare, e i libri (gli unici, fedeli compagni). È l'atto del raccontare stesso che li fa sopravvivere, come se davvero il raccontare fosse una nuova creazione o, almeno, fosse la porta chiusa contro il nulla che incombe. Ma – soprattutto – a salvarli è il loro legame antico e tenace. - Vieni, che la paura ha paura di due che si amano come noi! L'amore, dunque, li restituisce al mondo, ma che mondo troveranno alla fine della loro lunga clausura? La Cajentura avrà tolto le ultime illusioni, oppure le avrà rese l'unica realtà? Un altro romanzo saporoso di Salvatore Niffoi, fatto di storie che si incastrano, decisamente attuale per la congiuntura storica in cui è nato, acuto nella visione impietosa di una società che diventa sempre più banale, e orgogliosamente ostinato a tener fede al piacere dell'atto stesso del raccontare. Perché la gente ha diritto ad avere delle nuove storie. Ancora e ancora.