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Anno edizione: 2010
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Il libro, fino a tre quarti, mi è piaciuto molto: spassoso (a tratti esilarante), leggero ma con riflessioni profonde. Un'inconsueta maturità per un autore giovane. Probabilmente più adatto ad un lettore che non ad una lettrice: le situazioni adolescenziali narrate (episodi, imbarazzi, aspettative) sono narrate esclusivamente da una punto di vista maschile, con una sensibilità tale che ognuno di noi maschietti sicuramente ci si ritroverà. Nell'ultima parte, il libro cambia. L'autore esagera, mette troppe cose tutte insieme (troppo complesse, non tutte necessarie) ed il libro perde equilibrio e misura (un errore consueto per un autore giovane) Il libro però merita. In particolare mi ha colpito l'evoluzione dei sentimenti che il libro genera nel lettore quando lo porta a confrontarsi con la morte di Skippy: da un'iniziale indifferenza di una distratta lettura di un fatto di cronaca, ad una reale consapevolezza di vuoto e di cose perdute.
Interessante romanzo, arricchito da riferimenti di storia, letteratura e musica. Una scrittura semplice, descrittiva, ma allo stesso tempo innovativa per scelte stilistiche, che cercano di rendere lo scritto il più contemporaneo possibile. Il continuo alternarsi delle figure principali, che cambiano di capitolo in capitolo ripresentandosi in momenti più o meno azzeccati riescono però a immergere il lettore in una conoscenza profonda dei personaggi. Proponendo analisi psicologiche diverse lo scrittore ci racconta i problemi dell'adolescenza, del mondo degli adulti, di amore e delusione, di sofferenza e speranza. E un artista che ricorda nelle sue pagine un grande come Paul Eluard, beh..di certo si guadagna un voto sopra la media.
mah Ottocento e più pagine porca miseria!!!! Quando le digerisci???? Il mio rapporto con questo libro è di amore/odio: attimi in cui lo comprendo, lo capisco e lo amo ed attimi dopo in cui sprofondo in buco nero che mi fa domandare che caspita stavo leggendo. Obbligandomi a tornare indietro e a riprendere il filo da dove si era interrotto. La storia c'è, è pure bella ma l'ha talmente incartata che l'autore ha finito per rendere il libro pesante, lungo, petulante e asfissiante. Ma che me ne frega a me degli esperimenti nevrotici di Ruprecht se Skippy muore? O di tutto l'escursus sulla Prima Guerra Mondiale? Voglio dire ai fini pratici della storia i fatti essenziali erano ben pochi da narrare, oppure per Murray le pagine, la carta sono gratis? Bellissima l'idea di iniziare direttamente con la nuda morte di Skippy e poi fare tutto un racconto riassuntivo per spiegare chi era il ragazzo, la sua vita per poi tornare alla terza ed ultima parte in cui la vita va avanti dopo la morte. Lo ripuliamo un po' questo romanzo?
Recensioni
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