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I sindaci di Roma - Alberto Caracciolo - copertina
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I sindaci di Roma - Alberto Caracciolo - copertina

Descrizione


Eletti, o piuttosto «nominati». Espressione di una rappresentanza popolare, ma più ancora frutto di una designazione da parte di poteri esterni. La storia dei sindaci di Roma riassume le contraddizioni dei poteri di una città forse troppo gravata dal peso delle proprie funzioni simboliche e di rappresentanza: da sempre «capitale» (di un impero, di una Chiesa, di un'identità linguistica e culturale), dopo le travagliate vicende risorgimentali Roma è diventata anche il «centro politico» del paese. Troppe cose, per poter essere anche, e autonomamente, uno spazio urbano consegnato al governo di se stesso e delle proprie specificità. Accade così che, anche quando si tratti di personalità dotate di specifica autonomia - come nel caso di Luigi Pianciani e Leopoldo Torlonia, di Filippo Cremonesi o di Onorato Caetani, o più recentemente di Rebecchini, Argan o Giubilo - i sindaci di Roma non riescono a coagulare il consenso e la collaborazione di una maggioranza di «cittadini» nel senso pieno della parola: le sorti della città sembrano piuttosto dominate da piccole oligarchie, presidio di poteri estranei e spesso avamposto indistinto di una umiliante pratica clientelare. Esempio contrario, e dunque positivo e incoraggiante, quello del «Blocco popolare» diretto da Nathan attorno al 1910; e spunti analoghi, anche se compressi in una stagione troppo breve e presto degenerata, quelli rintracciabili nella giunta diretta da Petroselli due decenni fa.Ma quale destino attende ora la capitale, nel più generale sommovimento italiano? Si accentuerà il suo ruolo «speciale» o si comincerà a redistribuire con maggiore equilibrio la pluralità delle sue funzioni? E quali saranno, in che direzione portranno essere usati, i nuovi poteri previsti per il sindaco?

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Dettagli

1993
11 agosto 1993
VIII-94 p.
9788879890359

Voce della critica


scheda di Borsella, V., L'Indice 1994, n. 6

Una breve e concisa panoramica sui sindaci che si sono succeduti a Roma dal 1870 sino alla vigilia delle ultime elezioni, evidenziando le loro scelte politiche, le alleanze e le realizzazioni effettuate durante i loro mandati: questo il percorso del libro di Caracciolo, professore ordinario di storia moderna alla "Sapienza" di Roma. Obiettivo principale è quello di ricostruire l'origine di alcuni problemi storici della città, come quello del piano regolatore, mai veramente affrontato, della speculazione e dell'espansione "a macchia d'olio", rilevando come si affrontarono al loro apparire e perché non vennero mai fatti oggetto di seria politica comunale. Attraverso l'analisi minuziosa ed efficace degli operati dei primi cittadini e delle relazioni con i partiti che li appoggiavano e con la cittadinanza è possibile ripercorrere lo sviluppo della città e degli avvenimenti che l'hanno segnata, nei suoi risvolti sia culturali, che sociali, che urbani. Altro importante problema sollevato è quello della doppia identità della città, il suo essere Comune e al tempo stesso capitale; la figura del sindaco risulta essere quella di un interlocutore privilegiato per cercare una possibilità di collaborazione tra le parti, anche se la storia evidenzia palesemente i limiti di questo ruolo. Guardare da un'angolazione diversa per approdare a una maggiore consapevolezza civica, questa la speranza di Caracciolo, affinché si possano riconoscere senza ipocrisia gli obblighi e i doveri non solo di chi sarà sindaco di Roma, ma di chi ne è già sin d'ora cittadino, per interrompere quel lassismo dannosissimo che per primo ha iniziato a degradare la città. La consapevolezza storica e puntuale delle scelte e delle mancanze che hanno determinato la scena romana da più di cento anni a questa parte può forse aiutare a non ripeterle ancora una volta.

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