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Il settimo pozzo - Fred Wander - copertina
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Il settimo pozzo
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Il settimo pozzo - Fred Wander - copertina
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Descrizione


Sopravvissuto a numerosi campi di concentramento, Fred Wander dà voce ai suoi compagni di detenzione - in prevalenza ebrei provenienti da ogni parte d'Europa - con i loro momenti di grandezza ma anche con le loro meschinerie e limitatezze. Vediamo così entrare in scena Cukran, l'incolto ebreo turco che ha sposato una donna francese di rango, o de Groot, il famoso sarto di Amsterdam, il viveur che passava il suo tempo nei caffè della città, o Lubitsch, rampollo di una famiglia patrizia slovacca, o Tadeusz Moll, il giovane di buona famiglia costretto a lavorare nei forni crematori. Riprendendo la tradizione dei narratori ebraici e facendo propria la lezione di Mendel Teichmann, il cantore dell'universo chassidico che all'inizio del romanzo spiega all'autore "come si narra una storia", Fred Wander restituisce un volto alle tante anonime vittime, rievocando l'esistenza del singolo prima del lager, e più in generale tracciando un quadro vivissimo di quel mondo dell'ebraismo europeo destinato a scomparire nel più tragico dei modi.
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Dettagli

2007
167 p., Brossura
9788806181079

Valutazioni e recensioni

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claudio
Recensioni: 4/5

Senz'altro uno dei migliori libri sull'Olocausto. Nonostante gli anni già trascorsi se ne sente sempre più il bisogno. Da far leggere OBBLIGATORIAMENTE ai negazionisti

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Voce della critica

Morto l'anno scorso a Vienna, dov'era nato, avrebbe compiuto nel gennaio scorso novant'anni: Fred Wander, ebreo austriaco, deportato nel 1942 dalla Francia ad Auschwitz, sopravvissuto al campo di concentramento, residente tra il 1958 e il 1983 nella Repubblica democratica tedesca, tornato infine nel suo paese – che tuttavia non sentiva più come la propria Heimat.
Benché autore di un'opera molteplice (racconti, romanzi, letteratura per ragazzi, teatro), Wander divenne noto al grande pubblico in quanto editore dei diari e delle lettere della moglie Maxie (Una vita preziosa, e/o, 1987), scomparsa nel 1977, di cui si ricorda il famoso libro d'interviste a donne della Ddr, Ciao, bella (Feltrinelli, 1980).
Pubblicato nel 1971 a Berlino Est, Il settimo pozzo restò a lungo esaurito. Tutti i libri di Wander – anche quelli di viaggio in Francia, Corsica e Olanda – rimandano all'orrore dell'esperienza concentrazionaria, ma rievocano anche quel senso di solidarietà che nasceva nelle baracche. Questo elemento è particolarmente esplicito nel Settimo pozzo, un racconto che si costituisce come un epitaffio in memoria delle vittime, in quanto mostra come anche nell'ombra dell'indicibile potesse nascere la poesia. Con un'affascinante mescolanza di ratio e magia, Wander riprende l'antica tradizione narrativa connessa con la secolare persecuzione di un popolo che spesso aveva potuto contare su di un unico patrimonio, quello della parola. In una situazione senza scampo come quella del lager nazista, l'arte affabulatoria diventa il luogo dell'utopia. La cifra essenziale di questo testo è il linguaggio poetico – e il messaggio indissolubilmente collegato ad Auschwitz. Wander scrive contro la rimozione e l'oblio, ma non è mosso da un senso di inconciliabilità o tanto meno di vendetta: al contrario, sa che quella tolleranza e quella umanità per le quali si è impegnato tutta la vita possono rinascere solo sulle fondamenta della memoria.
Tanto più lo addolorava dover constatare che i suoi libri fossero ignorati dal pubblico e dalla critica. "Talvolta mi viene meno il coraggio perché mi accorgo che la gente non vuole più leggere libri sul passato", mi disse nel 1992. Che qualcosa stesse tuttavia cambiando Wander ha fatto ancora in tempo a percepirlo. E, affascinato com'era dalle culture romanze, avrebbe certamente tratto conforto dalla notizia di un'edizione italiana del Ssettimo pozzo.
  Hannes Krauss

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