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Limbo - Melania G. Mazzucco - copertina
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Limbo

Descrizione


La vigilia di Natale, Manuela Paris torna a casa, in una cittadina sul mare vicino Roma. Non ha ancora ventotto anni. È assente da tempo, da quando è andata via - ancora ragazza - per fare il soldato. In fuga da un'adolescenza sbandata, dalle frustrazioni di una madre che cerca attraverso di lei il proprio riscatto e dalle lacerazioni della sua famiglia. Con rabbia, determinazione e sacrificio, Manuela si è faticosamente costruita la vita che sognava, fino a diventare sottufficiale dell'esercito e comandante di plotone in una base avanzata del deserto afghano, responsabile della vita e della morte di trenta uomini. Ma il sanguinoso attentato in cui è rimasta gravemente ferita la costringe a una guerra molto diversa e non meno insidiosa: contro i ricordi, il disinganno e il dolore, ma anche contro il ruolo stereotipato di donna e vittima che la società tenta di imporle. L'incontro con il misterioso ospite dell'Hotel Bellavista, Mattia Rubino, un uomo apparentemente senza passato e, come lei, sospeso in un suo personale limbo di attesa e speranza, è l'occasione per fare i conti con la sua storia. E per scoprire che vale sempre la pena vivere - perché nessuno, nemmeno lei, è ciò che sembra. Cronaca, affresco e diario, storia d'amore e di perdita, di morte e resistenza, spiazzante e catartico, "Limbo" si interroga anche, e ci interroga, su cosa significhi, oggi, essere italiani.
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Dettagli

2012
27 marzo 2012
476 p., Rilegato
9788806209384

Valutazioni e recensioni

4,71/5
Recensioni: 5/5
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Daniela
Recensioni: 5/5

Melania Mazzucco è davvero letteratura. Un uso della lingua italiana ormai raro per delle trame mai scontate. La sua scrittura su vicende contemporanee, in Limbo come in Un giorno perfetto, avvince il lettore. I personaggi entrano nella vita di chi legge ed è difficile staccarsene. Una storia sui sentimenti e la capacità di riadattarsi alla vita. Consigliatissimo.

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Simo
Recensioni: 3/5

Lettura piacevole, a tratti ripetitiva: i personaggi sono ben delineati Mattia un pò meno rispetto a Manuela. Ben scritto, ma in alcuni parti pesanti. Ho trovato un pò eccessivo tutto il mistero attorno a Mattia, certamente per dare più suspance alla storia ed anche un pò troppo rigida la figura della protagonista, che fa sempre la cosa giusta, insomma la classica sbandata che diventa portatrice sana di valori ed etica. Per il resto è una storia di amore, anzi di incontro tra due anime perse, l'una dentro di sè, l'altro fuori. Due anime sole che trovano nella sofferenza dell'altro lo specchio per vedere le proprie e sentirsi meno alieni. Perchè per avvicinarsi non c'è bisogno di parole o di piacevoli situazioni, basta l'accomunarsi di sensazioni, il ritrovarsi in certi atteggiamenti, il rivedersi in alcune facce dai cui occhi traspare il mondo interiore complesso e labirintico, in cui non è necessario trovare l'uscita... perdercisi dentro è la vera conquista. E così, dimenticandosi di se stessi e del mondo "reale", scrutandolo da un'altra prospettiva, cioè dell'altro forse si scioglie un pò il bandolo della matassa intricato di pensieri ed ossessioni per uscirne più leggeri e meno negativi nei confronti di quello che la vita ha riservato. Intimo, triste, ma non entusiasmante.

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Chiara
Recensioni: 5/5

Un romanzo sicuramente molto bello e coinvolgente. Un po' lento nella prima parte, durante la quale il lettore fa un po' fatica ad entrare nella storia a causa delle molteplici digrezione, prende poi il giusto ritmo ed inizia ad appassionare. I personaggi sono tratteggiati nei minimi dettagli. Sono vivi. Alcuni piacevoli, altri irritanti. Il personaggio di Vanessa forse è troppo caricaturale, e non mostra la sua profondità. Per il resto, oltre ad essere un'ottima scrittrice, la Mazzucco si mostra anche come preparata sociologa, in quanto offre ai nostri occhi spezzoni altamente realistici del contesto socio-culturale in cui viviamo. Dalle trincee ai centri commerciali, da facebook a call of duty, dai campi da calcio di provincia al freddo rigore della caserma, dai rumori di una discoteca all'intimità di un villino sul mare. Quella mostrata dalla Mazzucco, è un'Italia a 360° della quale, nonostante tutto, sono orgogliosa di fare parte.

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Recensioni

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Voce della critica

  L'ultimo libro di Melania Mazzucco ricrea e racconta un intero apparato mimetico, nella migliore tradizione aristotelica, che ammalia e pervade, convincendoci che i passi che stiamo facendo non sono nel mondo vero, ma in quello verosimile del libro. Il mondo raccontato in Limbo è quello di Manuela Paris, cresciuta in una famiglia sfilacciata e in un'adolescenza sbilenca, che studia per diventare sottufficiale dell'esercito fino a diventare comandante di plotone in una base in missione in Afghanistan. Profondamente calata nel suo sentimento di obbedienza e lealtà morale, sopravvive a un attentato in cui sono morti tre dei suoi uomini, nonché amici, resi fratelli ed "epigoni" dalla condivisione del dolore, delle paure, del codice militaresco. Manuela torna nella sua città natale, Ladispoli, per cercare di ritrovare la salute fisica e mentale, nonostante gli incubi, le notti insonni e piene di ombre, un'aggressività inconsapevole e micidiale che deriva dal suo disturbo post traumatico da stress. Manuela ha perso una vita e ne deve ritrovare un'altra; perché morta non è. E come lei, anche il misterioso uomo dell'Hotel Bellavista che, di fronte casa sua, la osserva – come uno specchio, l'ombra che gli è fuggita dal corpo ("Ho capito subito che eri pericolosa per me. Perché eri la mia ombra") ‒ e che anche lui deve ritrovare e ricucire all'anima la sua vita perduta. Manuela e l'uomo dell'Hotel Bellavista, Mattia, sono due aspetti della stessa medaglia: quella martoriata e sopravvissuta, a cui bisogna – per ricominciare ‒ restituire l'altra metà; e con questa inconsapevole, eppure istintiva necessità del cercarsi, entrambi si annusano e si scoprono, fino a ricoprirsi l'uno con l'altra di una pelle che lentamente si ricrea, si riforma, cicatrizza. Dopo lo sguardo lucido e chirurgicamente attento alla realtà contemporanea di Un giorno perfetto (Rizzoli, 2008), Mazzucco distende nella narrazione uno scenario arso e dilatato come il deserto afghano, in cui raccoglie l'umanità di Manuela e Mattia (insieme con quelle degli altri efficaci ritratti di Vanessa, Alessia, Cinzia Colella), in cui, se pure emergono accennati, abbozzati rimandi a una visione politica riguardo la partecipazione italiana alle "missioni di pace" in Asia, ciò che interessa alla storia sono le missioni private: le guerre intime che fanno i conti con i destini, gli incontri, le occasioni, che pure si innescano in un meccanismo ampio e collettivo, in cui ci si trova a combattere come si può e a sopravvivere per pure, casuali divergenze. Il libro è diviso in capitoli "vivi" (Live) in cui si racconta il momento, lungo qualche mese, del ritorno di Manuela e della sua nuova vita da riconquistare; in cui è lo sguardo focalizzato nella protagonista, anche se l'autrice effettua cambiamenti di rotta e lo moltiplica in quello dei vari personaggi con una semplicissima fluidità, a porci pagina dopo pagina di fronte alla lotta che bisogna compiere non solo per salvarsi la vita sotto i proiettili, ma anche per salvarla più volte dopo morti, come nel wargame della bambina Alessia chiamato, appunto, Limbo. La vita presente si alterna con i capitoli dedicati alla scrittura: per superare il trauma, a Manuela è stato assegnato il compito di scrivere tutto quello che ha vissuto, gli Homework in cui, in prima persona, ci racconta ciò che i suoi occhi hanno visto, il corpo sopportato, e il dolore scaturito. Come se la scrittura, ricreando e riportando in vita, per una seconda volta, il passato, fosse il tramite, il rito d'iniziazione attraverso cui la vita può rigenerarsi. È nella scrittura ‒ che Mazzucco articola con complesse giravolte linguistiche, alternando sprazzi di dialogo a impennate dialettali, riferimenti specialistici e minuziosi del gergo militare a lirici momenti di delicata poesia – che, alla fine, si trova il compattamento della storia, delle macerie umane di Manuela, e della vita di tutti: "Il visore segnala il calore del corpo. (…) E la scrittura, in fondo, fa la stessa cosa. Non consola, non salva, non resuscita i morti. Ma registra il passaggio. Trascrive l'assenza – filamenti di luce nell'oscurità".   Rossella Milone  

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La recensione di IBS

Sembra che a Melania Mazzucco non importi molto perdersi nella scrittura. Leggendola, anzi, si ha proprio la sensazione che abbia dedicato moltissimo tempo alla ricerca di parole inconsuete e alla limatura di bellissime frasi. Se non fossimo certi che si tratti di una donna, diremmo che la sua ambizione come scrittrice ricalca forse maggiormente un modello maschile: poche le donne che si cimentano nell’epica, nel racconto della vita nella sua totalità e non frammentata in piccoli pezzi. Eppure Melania Mazzucco lo ha fatto in passato con i suoi successi, Vita (Premio Strega 2003), Un giorno perfetto (da cui uno splendido film di Ferzan Ozpetek) e La lunga attesa dell’angelo, dove gli spunti biografici e autobiografici sono usati con l’intento di descrivere intere esistenze, secondo diversi punti di vista. E ritorna a farlo in queste pagine, durissime eppure emozionanti, dedicate alla vicenda di una giovane soldatessa italiana, Manuela Paris, ferita durante una missione in Afghanistan e di ritorno in Italia in convalescenza.
Sono tre i momenti in cui si snoda l’intreccio della narrazione, come le sezioni in cui è suddiviso il romanzo. Live, sono i capitoli in cui Manuela racconta i giorni del suo ritorno a casa, a Ladispoli, dopo l’incidente che l’ha riportata in Italia. Nel suo quartiere asfittico, sul litorale laziale, sua madre e sua sorella sono pronte a prendersi cura di lei, scampata all’esplosione del Lince su cui viaggiava e alla morte degli altri tre soldati che erano con lei. Con i capelli rasati a seguito dei due interventi al cervello cui si è dovuta sottoporre, le stampelle e un tremendo boato che le si riverbera in testa, in quei giorni tra Natale e Capodanno di un anno imprecisato ma non molto lontano, Manuela cerca lentamente di ricomporre i fragili pezzi della sua vita.
Come le hanno suggerito gli psicologi lo farà scrivendo un diario, che nel romanzo corrisponde alla sezione Homework, in cui dovrà ripercorrere le tappe della sua avventura in Afghanistan. Centosessantasette giorni, dall’arrivo a Sollum, dove la aspetta la 9° compagnia del 10° reggimento degli alpini, fino alla partenza con il suo contingente verso la scuola di Qul’a-i-Shakhrak, dove ad aspettarli, questa volta, è l’esplosivo al plastico. Scrivere la sua esperienza, i giorni vissuti in caserma insieme al simpatico tenente Russo o al coriaceo tenente Zandonà, sarà più difficile che marciare sotto il sole. Scrivere sarà quasi una prova di orientamento per lei, che dovrà disimparare tutto ciò che crede di sapere, ammettere delusioni dimenticate e sentimenti che si è impedita di provare, per scoprire infine la distanza tra Manuela, la donna che passa le giornate dietro i vetri di una finestra di Ladispoli, e il maresciallo Paris, a capo di un contingente di 30 uomini di stanza a Bala Bayak.
La cura è la scrittura e la scrittura è la vita. Per lei che ha capito, rientrando in Italia, che nulla le importa di più della salute, la libertà e la vita, scrivere è come guardare un mondo fatto di ombre di persone che non esistono più e che si sono mosse lasciando tracce persistenti. Scopriamo così che Limbo è l’unico titolo possibile per questo romanzo di attese e desideri.
Alla fine Mattia Rubino, l’uomo misterioso che da quando è arrivata a casa continua a osservarla ogni giorno dal terrazzo dell’Hotel Bellavista, le racconterà tutta la sua storia. È la terza parte del libro, Rewind, la parte che gli dà compiutezza e che gli fornisce un diverso punto di vista. Perché la vita nella sua interezza, stando fermi in un solo punto, fosse anche il tetto del mondo, non si potrebbe descrivere mai.

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Conosci l'autore

Melania G. Mazzucco

1966, Roma

Scrittrice italiana. Laureata in Storia della Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea e in Cinema al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha scritto per anni soggetti e sceneggiature per il cinema.  Dal 1995 collabora all’Enciclopedia Italiana Treccani, per la quale ha curato il settore letteratura e spettacolo di varie opere dell’Istituto.  Nella narrativa ha esordito nel 1992 con il racconto Seval e altri suoi racconti sono stati pubblicati successivamente da varie testate.  I romanzi Il bacio della Medusa (1996) e La camera di Baltus (1998) sono stati ben accolti da pubblico e sono finalisti al Premio Strega. Con il terzo romanzo, Lei così amata (2000), la Mazzucco ha vinto il SuperPremio Vittorini, il Premio Bari Costa del Levante,...

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