La mano del tintore

Quando il breve di versi favolosi sa darsi il cambio con la prosa più meditata, quando togliersi di dosso un cencio e abbigliarsi di una stirata marsina non rende né goffa né stramba una nuova condizione, non altera per nulla la divisa del dentro, ecco crearsi l'immagine e il destino di un artista riuscito. E ce lo conferma lui stesso quando scrive che "anche in poesia vale la regola che chi vuol salvare la propria vita deve perderla; se il poeta non sacrifica per intero i propri sentimenti alla poesia, fallisce. Ogni bella poesia è un'analogia col perdono concesso ai peccati". Si è poeti dunque perché si tocca prestissimo nell'animo un granello di raro infinito pronto a pulsare come materia vivente e alzarsi in aria come un pallone giocoso, a farsi derma lessicale lungo le dolorose strettoie del canto. Come verità irretrattabile, gesto, azione, acuta e dolce consapevolezza, perché "è possibile immaginarsi ricchi quando si è poveri, belli quando si è brutti, generosi quando si è avari; ma è impossibile immaginarsi più o meno provvisti di immaginazione di quanto non lo si sia in realtà". Aprite ovunque vogliate questo libro, non troverete "normali" saggi di un uomo che era davvero un genio ; ci troverete le mille nudità dei seriosi e ridicoli re del mondo, dei buffoni vincenti pronti a irriderli alla prima curva, giacché ciurme e ciurme di intellettuali in giro per il mondo non riusciranno mai a destreggiarsi e a battere la comica saggezza di Sancho Panza, più vivo e capace di logici illusi con le loro lanterne illuminate. E intanto Ariel e Phileas Fogg volteggiano nei loro cieli stupendi, curiosi scopritori di mondi e caratteri, e mentre accademie inutili si ostinano a educare talenti pressoché imprendibili, il poeta andrà a cena con la sfortuna certo che questa è solo una dama che mente solo per metterlo alla prova, perché ne intuisce i favori. Sul sudario della vita l'errore cerca redenzione. La poesia lo accosta e lo immerge nelle proprie acque, salvandolo.