Senza domani

"Provai a cercare la morale di tutta quell'avventura, e... non la trovai." Ci sono autori che riassumono profeticamente, nella fuggevolezza della loro apparizione fulminea, l'avvento di eccelsi scrittori e la grandezza di altri che li hanno preceduti nel tempo. In questo breve romanzo di 40 pagine sembra di ritrovare Pascal, Balzac, Proust, La Bruyere e La Rochefoucauld, tutti riuniti attorno ad un cenacolo misteriosissimo e letterariamente impeccabile. "La notte era magnifica: lasciava intravedere gli oggetti, e sembrava velarli al solo scopo di accendere l'immaginazione". Poco più avanti: "l'amore richiede pegni sempre più grandi: finché gli resta da ottenere qualcosa gli sembra di non aver ottenuto nulla". Finita? No, per bacco! Signori miei, qui siamo di fronte a un vero fenomeno. Dialogo tra lo spasimante e l'oggetto delle sue tribolazioni: "-E i vostri giuramenti? mi rispose lei alzandosi. - Ero un mortale quando li ho pronunciati: voi avete fato di me un dio: adorarvi, è questo il mio giuramento." Onore alla Francia prerivoluzionaria, che ha cambiato la storia ma non il modo di raccontarla.

Un cammeo, una manciata di pagine per tutti gli amanti del genere libertino (ma con garbo e misura) settecentesco. Fine Ancien Régime e gusto Rococò negli sfondi e nell’ambientazione, dal giardino al boudoir. Rappresentazione cerebrale delle passioni. Linguaggio rarefatto e dialoghi dove ogni dichiarazione o affermazione non è che la risultante di minuetti giocati su chiaroscuri e composti da somme di dinieghi e frasi ellittiche. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti, pervasi dal taglio smagato e ironico dell’Autore. A ciò si aggiunga un’interessante nota di Ena Marchi che inquadra senza pesantezze il testo e restituisce l’importanza dovuta a Denon nelle importanti vicende storiche snodatesi tra ‘700 e ‘800.