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Credo in un solo oblio - Antonio Rezza - copertina
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Credo in un solo oblio

Descrizione


In una realtà rarefatta e indefinita, abitata da un'umanità sempre in corsa e distratta dalle cose importanti per star dietro a quelle urgenti, si dà il caso isolato di Antonio (io narrante del romanzo), che invece è fermo, idealmente immobile, inchiodato com'è al suo inferno interiore. È il tormento di chi vorrebbe ancora essere in una realtà dove è possibile solo apparire. Chi non appare è ostaggio della noia (che è immortale come Dio e in più esiste): e siccome è lei il peggior nemico dell'uomo, tutti corrono nel tentativo disperato di tenersi occupati. Antonio, rassegnato a vivere con sé (ma con in testa la vaga idea che senza sé vivrebbe meglio), si occupa quel tanto da non darsi scampo. Come la mattina in cui esce di casa per andarsene a fare una foto. Cede dunque alla tentazione di "vedersi chiaro", per essere come gli altri - almeno certificato in un documento - ma cede invano. Ma Antonio si muove. Scatta durante lo scatto e viene "mosso" nella foto come non riesce a essere nella vita. È un movimento piccolo, la distrazione di un istante: tanto basta, però, a escluderlo dal proprio ritratto e a sbalzarlo, per contraccolpo, in tutti gli altri dell'umanità intera; sui quali, da quel momento, indipendentemente dalla posa, campeggia sempre e solo il volto suo. È l'inizio di un lungo viaggio tormentato attraverso due dimensioni, di cui la foto è frontiera ideale e metaforica: quella del ritratto e quella della realtà.
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Dettagli

2007
144 p., Brossura
9788845259265

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Allen W. Beat
Recensioni: 4/5

Sempre sperimentale, il Rezza. Perché sarebbe troppo banale una vita uguale alle altre. E Antonio, per chi non ne conoscesse l'espressività teatral-anarchica-esistenzialista, è l'individuo adatto a tale prosopopea letteraria. Perché solo tale individuo può essere egocentrico al punto tale da inghiottirci nel suo vortice onirico, ossessivo, surrealista, in una storia che è sogno lucido, incubo ripetitivo, esilarante delirio, non-sense-con-sense. Alcune sue luminose domande sparse in un mare di ottenebramento mentale, "Quale il mio scopo, non nella vita, ma nel delirare? Che fine ha fatto il mio delirio?" Che poi verrebbe da chiederci, che fine abbia fatto il nostro delirio, se lo intendessimo come la possibilità di immersione totale nella vita, senza faccia, senza ombra, senza corpo, senza null'altro che il pensiero libero. Antonio Rezza è un pensatore libero e come tale non è adattabile alla mente di tutti. Come questo libro che non è adatto a tutti ma consigliato solo agli impavidi credenti nell'oblio.

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simona proietti
Recensioni: 5/5

L'ho letto e mi sono vista allo specchio, ci ho incontrato Antonio Rezza: Antonio Rezza sono io. Sfrenato poeta contromano, eccellente spigolo d'uomo. Suo malgrado. Ho incontrato così tante risposte a domande che nemmeno sapevo di essermi posta. Ho trovato le parole esatte per l'orrore della noia, dell'ovvio, del qualunque. La noia del senso. Perché senso non c'è. Ma la noia si. Lei sola esiste. E la vita è null'altro che l'infinito sbattimento per superare la noia che ci sovrasta. Ma in fondo anche, la vita non è. Ridere conta veramente, ridere cura.

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Antonio Rezza

1965, Novara

Regista e attore italiano. Formatosi sulla scena teatrale, debutta come mimo intraprendendo ben presto anche un’intensa attività registica. Nei primi anni ’90 si avvicina all’universo cinematografico girando e interpretando diversi corti, tra cui Il piantone (1994), che riscuotono un buon successo nelle rassegne del cinema indipendente. Nel 1996 esordisce nel lungometraggio con Escoriandoli, a cui segue Delitto sul Po (2001). Attore, sceneggiatore e regista in entrambi i film, dà vita a un cinema dall’evidente matrice teatrale: dal palcoscenico, infatti, trasferisce non solo il sodalizio con F. Mastrella ma soprattutto la forte presenza scenica del corpo, la mimica caricata e la sperimentazione del linguaggio. Nel 2002 lo vediamo in Paz! di R. De Maria...

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