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La trama del matrimonio - Jeffrey Eugenides - copertina
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trama del matrimonio

Descrizione


Nessuno si innamorerebbe se non avesse mai sentito parlare dell'amore. Dall'autore di Middlesex e Le vergini suicide.

Madeleine Hanna era l'unica laureanda a non aver capito. Siamo, significativamente, all'inizio degli anni Ottanta, e mentre tutti gli altri attorno a lei leggono Roland Barthes e studiano lo strutturalismo («la prima cosa che profumava di rivoluzione»), Madeleine rimane felicemente attaccata a Jane Austen, George Eliot e Henry James. Un po' troppo elegante per i gusti dei suoi amici bohémien, Madeleine è la studentessa perfetta e avvenente la cui vita amorosa non è mai stata all'altezza delle proprie aspettative. Ma ora, all'ultimo anno di università, si è iscritta al corso di semiotica: visto che tutti ne parlano, sedotti e affascinati, vuole almeno capire di cosa si tratta. Non sa che da quel momento, indipendentemente dallo studio, per lei vita e letteratura non saranno più le stesse. Tutto cambia quando, imbattutasi nei Frammenti di un discorso amoroso ed essendone rimasta folgorata, decide di cedere al fascino di Léonard Bankhead, un giovane dallo strano carisma che soffre di profonde crisi depressive, fino a convincersi di esserne davvero innamorata. Ma siccome la vita spesso sembra giocare con quei romanzi che Madeleine ha tanto amato, ricompare anche all'improvviso Mitchell Grammaticus, un vecchio amico che ha preferito dedicarsi allo studio delle religioni, ossessionato dall'idea che Madeleine è la donna della sua vita. Nel corso di un anno, da quando si laureano e muovono i primi passi nel mondo, si vedranno costretti a rimettere in discussione tutto quello che hanno imparato...

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Dettagli

2011
18 ottobre 2011
478 p., Rilegato
9788804613589

Valutazioni e recensioni

4,02/5
Recensioni: 4/5
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Erika
Recensioni: 4/5
Un buon romanzo

È il primo romanzo di Eugenides che leggo: sicuramente una buona scrittura scorrevole e mai scontata. La trama offre buoni spunti di riflessione sull'amore , sull'idea che ognuno di noi ha dell'amore. Non posso dare 5 stelle perché ho avvertito in certe parti delle forzature. Posso comprendere l'idea embrionale dell'autore e cioè l'idea di un romanzo circolare, ma Tutto il discorso sulla semiotica sembra infilato un po' a forza e , sinceramente le parti che riguardano le lezioni, avrebbero potuto essere meno prolisse e meglio amalgamate al resto del romanzo. Comunque , nel complesso risulta un buon romanzo,.scorrevole,.con una bella scrittura e buoni spunti di riflessione.

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Micromega
Recensioni: 1/5
Un romanzo diseguale

Romanzo diseguale, a cui avrebbe giovato un robusto editing con interventi di “potatura” del troppo e del superfluo. La lunga “avventura” on the road di Larry e Mitchell è francamente imbarazzante e tante sue parti non hanno alcuna “necessità” narrativa. Quasi la stessa cosa può dirsi del “pellegrinaggio” indiano di Mitchell. Dei bignamini sulla semiotica, così come di tanti altri passaggi di analogo tenore, è meglio tacere. Pilloline pseudoculturali completamente irrilevanti.

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Ari
Recensioni: 4/5
Wow

Libro fantastico, ti prende e non lo molli più!

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Recensioni

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La recensione di IBS

Parlando di figli ribelli di buone famiglie in disarmo, quante citazioni si possono fare? E parlando di figli per bene di buone famiglie felici? Impossibile non pensare a Joyce Carol Oates, ad esempio, o a Jonathan Franzen e a tutto un filone di scrittori contemporanei che sul disarmo della famiglia borghese e sulle derive Post punk di giovani figli ribelli hanno fondato il romanzo americano.
Jeffrey Eugenides lo sa. Sa che "il romanzo come genere è finito", si è dissolto come si è dissolto il discorso letterario dopo la vulgata strutturalista. Il romanzo ha toccato il suo apice parlando del matrimonio e delle grandi storie che nel matrimonio trovavano compiutezza: Jane Austen, George Eliot, Henry James. Poi, con la parità dei sessi e, ancora di più, con il divorzio, la sua disfatta è stata irrimediabile: dove può trovarsi, al giorno d’oggi, un romanzo sul matrimonio se non nel passato o negli autori non occidentali che descrivono società tradizionali?
Il vecchio professor Saunders, un gentiluomo del New England che nell’anno accademico 1982-83 tiene il seminario intitolato “La trama del matrimonio” alla Brown, ne è convinto e lo è anche Madelaine: è il matrimonio il perno del romanzo. Il professore e la sua giovane studentessa sono forse gli ultimi gloriosi baluardi della tradizione che resistono di fronte all’invasione della nuova critica e della semiotica. Contro il predominio del lettore, contro Derrida, Barthes, Eco, La grammatologia e la fine del linguaggio.
Madelaine Hanna era arrivata al college a digiuno da tutte queste nozioni, ma con la certezza che l’unico modo per superare la solitudine estrema è tuffarsi nella lettura. La sua è una famiglia sana, aristocratica e tradizionalista, lei è intelligente e carina, quindi la sua vita è destinata al successo. Forse.
Ma la lunga, ottimistica, premessa si conclude a pagina 160, quando il primo baratro si apre sotto i piedi della giovane Madelaine innamorata. Il suo bel fidanzato, Leonard Bankhead, è finito nel reparto psichiatrico dell’ospedale pubblico di Provindence proprio il giorno della cerimonia per la consegna del diploma, il giorno in cui i genitori di Madelaine sono arrivati per applaudire i suoi successi e raccogliere gli elogi. Un cielo plumbeo che sembra disegnato da El Greco incombe sul Campus, i ragazzi sono sfatti dopo una notte di alcol e droghe, Madelaine indossa il vestito lurido della sera prima, con una vistosa macchia non identificata sul bordo della gonna. Teme che sua madre possa decifrarne l’origine, teme che il suo fidanzato sia pazzo e teme per il suo futuro.
È la fine dell’età dell’innocenza, il crepuscolo della letteratura romantica, il punto da cui Jeffrey Eugenides decide di partire per salvare i suoi giovani protagonisti e, insieme, il genere. Ancora una volta l’autore parte da una frattura, un baco del sistema, per spiegare il problema dell’America. Nel suo sconvolgente romanzo d’esordio Le vergini suicide, il punto di partenza era il suicidio, consumato nelle primissime pagine del libro, inteso come morte di una Nazione tranquilla. In Middlesex invece il tema è la devianza, ma anche la deriva dell’uomo nella sua percezione di sé, il post-human. Oggi la conferma arriva con una grande epopea familiare, che parla della dissoluzione dei valori tradizionali ma anche della loro persistenza. Un romanzo straordinariamente colto, acuto nelle descrizioni e perfetto nell’ordito, capace di restituire energia e senso al romanzo contemporaneo. Se vi sembra troppo, provate a leggerlo. Anzi, provate a smettere di leggere.

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Conosci l'autore

Jeffrey Eugenides

1960, Detroit

Jeffrey Eugenides (Detroit 1960) è un narratore statunitense di origine greca, vincitore nel 2003 del Premio Pulitzer. Si è affermato con Le vergini suicide (The Virgin Suicides, 1993), narrando in una cornice onirica il fascino vagamente elegiaco di cinque sorelle adolescenti votate al suicidio nella cornice suburbana di Detroit. Nel secondo romanzo, Middlesex (2002, premio Pulitzer), la sua esuberante inventiva si plasma tra l’epica ereditata dalla cultura europea e la concretezza della realtà americana, e crea una narrazione che tocca il tragico e il comico, ibridando il linguaggio con bizzarrie eccentriche e suggerendo fra le righe una riflessione sul «patrimonio genetico», che mostra la sua ineludibilità soprattutto in circostanze «forti»...

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