Prima lezione di diritto

Una lettura che si consiglia anche a chi si considera un giurista esperto, fuori dai tecnicismi, denso culturalmente. Dallo stato monopolizzatore della legge (anche codificatore dal 700) sovvertendo il primato del sociale che aveva coniato taluni istituti (es. compravendita) alla complessità della globalizzazione giuridica. La sapienza del diritto medioevale (common law ha questo cuore) nel diritto particolarizzato e nel pluralismo giuridico (iura propria e ius commune e visione equitativa del diritto) di un diritto opera di scienziati . Ora crisi del diritto comune è crisi di certezza. Altro che principio di legalità (legolatria). Santi Romano nel 1909 (stato “povero gigante scoronato” e la crisi dello stato moderno e le Costituzioni del maturo 900 realizzanti il primato della società sullo Stato (almeno nelle sue parti generali). Ma poi il moltiplicarsi di organismi sovranazionali, della privatizzazione (Unidroit) e della frammentazione delle fonti. Osmosi tra civil law e common law.Corte Costituzionale come mediatore tra pluralismo dei valori d’una società e sordità di testi legislativi (principio di ragionevolezza, sentenze c.d. additive e sostitutive). E la consuetudine? E l’interpretazione/applicazione? Il diritto è storia vivente e valore non immobilizzabile in un testo che lega le mani al giudice nell’area di civil law. Occorre che il giurista (che sono anche gli studiosi non solo i giudici e gli addetti al diritto) deponga la veste dell’ancillare esegeta di un testo legislativo scambiato per un testo sacro e si senta realizzatore di quella storia vivente che è il diritto, guardandosi da una enfasi eccessiva che porta ad assolutizzare i “diritti” che sono conferiti al singolo non in quanto isola solitaria ma accanto a un altro e a molti altri, quale soggetto inserito in una comunità storicamente vivente. Insomma, si può e si deve parlare di diritti ma non separatamente dai doveri che competono a ciascuno di noi: un’etica della responsabilità.

E' un libro a suo modo formativo pur con una tesi di fondo - la critica del diritto legislativo contemporaneo ed il rimpianto per il pluralismo giuridico medievale- non condivisibile. Vivace lo stile.

Sono concorde con quell'utente che ha già sottolineato l'inefficacia soprattutto linguistica del volume, a cui io aggiungo quanto segue. Il volume effettivamente si rivela essere tutto l'opposto di quel che si ripromette l'autore (senza nulla togliere al suo impeccabile impegno e alla fitta ricerca che ne è alla base), per lo meno il linguaggio adoperato risulta parecchio obsoleto e fin troppo altisonante. Spesso mi sono immaginata la faccia di quei "novizi" così tanto citati, cioè i destinatari principali del saggio, matricole e future matricole in primis, i quali anziché entusiasmarsi all'idea di iscriversi a Giurisprudenza probabilmente desisteranno completamente da quest'intento... Ammetto di aver concluso solo la prima parte ma andrò avanti giusto per assimilare la retrospettiva fatta sulla Storia stessa del Diritto, che a questo punto penso mi sarà più utile della prima parte (lenta, noiosa e inconcludente). Più che una prima lezione di diritto, in realtà si tratta di una trita e ritrita introduzione di un modulo forse già affrontato dal docente in sede universitaria, qui però presentato sotto diverse spoglie.