Preghiera per un amico

Romanzo di formazione che ho trovato molto bello. La figura di Owen, raccontata a partire dall’infanzia, ti cattura subito per la sua particolarità,da subito si capisce che è una persona speciale. È un romanzo che, come solo i migliori libri sanno fare, ti fa a volte ridere, a volte piangere, a volte ti mette i brividi, ma ti lascia incollato alle pagine con la curiosità di sapere cosa sta per succedere. Peccato solo per l’edizione, scritta piccola su carta sottile che certo non agevola la lettura. Consigliatissimo!

Bellissimo libro di formazione. Owen è un piccolo grande uomo con una forza morale incredibile se paragonata al suo fisico, che ti entra dentro dalla prima pagina e non ti lascia più fino alla fine. Splendido è anche il rapporto con il suo amico del cuore John , al quale tutto sommato invidia gli affetti familiari che lui, involontariamente, ha spezzato ma non compromesso. Malgrado non ami particolarmente i salti temporali in un romanzo, qui non mi hanno disturbato in quanto non hanno rotto il filo del racconto principale. Avrei anche voluto parlare di alcune similitudini che ho rilevato , ma non voglio rovinare il piacere della lettura di questo libro a chi non ne abbia ancora goduto. Assolutamente da tenere nella propria biblioteca.

Mi trovo un po' spiazzato. Avevo tantissime aspettative per un libro con tante recensioni positive. La trama è originale, la struttura del racconto su più piani temporali, accattivante. Il libro è della categoria "che si divora". Tuttavia mi sono ritrovato più volte a sbuffare di insofferenza durante la lettura (prima volta!). Le citazioni bibliche di salmi, lettere, versetti. I sermoni, le orazioni, i riferimenti religiosi e le critiche ad almeno una dozzina di dottrine religiose del cristianesimo. E poi lui, Owen Meany (che tradotto verrebbe più o meno un "Eugenio Cattivello"). L'ho trovato semplicemente insopportabile nella prima parte del racconto, e solo un poco migliorato nella seconda. Cosa mi lascia questo romanzo? La figura della nonna, che ho amato, e l'aver scoperto che cos'era il "Mayflower". Se al termine della lettura riuscirai a pronunciare "episcopalismo" e "congregazionismo" a voce alta per 3 volte di fila senza aggrovigliarti la lingua (e senza irritarti al limite del fastidio) è un altro successo. Io non ce l'ho fatta.