L' anno della morte di Ricardo Reis

Capolavoro per chi pasteggia di letteratura, e già conosce Fernando Pessoa. Un genio omaggio un altro genio!

Un libro da leggere con calma. Molte, infatti, le profonde frasi ad effetto inserite in dialoghi apparentemente insignificanti. Saramago affida a Ricardo Reis (pseudonimo del poeta Pessoa), medico-poeta portoghese di ritorno in patria dopo sedici anni di vita in Brasile, il compito di esprimere la sua visione sull'anno 1936, ricco di eventi politici e bellici. Saramago era un "comunista anarchico", ma affida ad un borghese monarchico agnostico, educato dai gesuiti, il compito di narrare l'affermarsi della dittatura fascista e catto-reazionaria dello Estado Novo di Salazar. Reis, anche attraverso la relazione passionale con la cameriera Lidia e quella platonica con la giovane Marcenda, figlia di un notaio, mostra lo straniamento di chi, monarchico, non si riconosce nei due fronti repubblicani (fascisti e rossi), di chi, borghese, non riesce a immedesimarsi totalmente con la condizione dei subalterni (Lidia in primis), di chi, agnostico, non riesce a ritrovarsi nella fede paganeggiante e popolana dei fedeli a Fatima. Il tutto con le incursioni notturne del defunto Pessoa, che appare a Reis per confrontarsi, sempre più confusamente, sui fatti della vita. La scrittura merita e non poco, anche se l'evidente volontà di Saramago di condannare i regimi fascisti dell'epoca e l'affermazione del nazionalismo in Portogallo, a volte, appesantisce alcuni passaggi.

Un libro struggente, dalla scrittura labirintica e stupenda.