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In un mondo proteso verso un futuro modellato sui costumi occidentali, soprattutto per quanto riguarda le mode e i consumi, ma, in realtà ancora ripiegato su tradizioni e superstizioni del passato, qual’è il ruolo della donna? Attraverso una serie di anedotti familiari, fiabe, resoconti di esperienze personali, ce lo spiegano Lalla Rita, Khadija, Malika, Selma e altre figure femminili che mettono in evidenza il divario tra vecchie e nuove generazioni e, al tempo stesso, i legami profondi che non si possono spezzare. Su tutte regna sovrana Aisha, la zia sacrificata sull’altare della predilezione paterna, come la mula bianca del racconto di Lalla Rita. Aisha, regale e solitaria, disperatamente sola all’ombra del nespolo, ma troppo dignitosa e altera per esprimere i terrori che l’assalgono ogni notte, è sicuramente il personaggio chiave di questo universo; tuttavia questa chiave non apre alcuna porta né fornisce spiegazioni evidenti e qui risiede la complessità del personaggio e del libro intero. Il divorzio di Khadija e il matrimoniodi Said, suo fratello, sono soltanto le “micce” che innescano un’esplosione di riflessioni, introspezioni e indagini psicologiche: l’occhio disincantato di Malika, la più “occidentale”, ne mette a nudo le contraddizioni in modo quasi spietato. La vivacità delle descrizioni e la poesia delle immagini si fondono in uno stile assai originale, in cui narrazione e dialogo si intrecciano senza soluzione di continuità. Quando le contraddizioni della vita si affacciano alla coscienza della protagonista, il ritmo si fa incalzante e il lettore si ritrova di fronte a una verità che trascende il limite di una vicenda privata e persino quella del mondo che le fa da cornice. Al di là di tutto il dolore, di tutta la sofferenza, esiste tuttavia una speranza: “il canto che senti talvolta al calar della sera, quando ti sembra di non sperare più in niente, ma il tuo cuore è ancora puro, è il canto del nespolo”. E un caso letterario, complimenti al leone verde!
Recensioni
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"Dio abitava in tutti i luoghi, ed ora sono tutti deserti. Malika ha alzato le spalle minute. Tu rimpiangi l'ordine antico, la vita come una lenta cerimonia in cui tutte le fasi si svolgono una dopo l'altra, e ciò che è magico in una cerimonia è la sensazione inebriante di scoprire quello che sapevi da sempre. Ma la vita moderna, mia cara, la inghiotti senza cerimonie".
Un debutto letterario che si impone per la suggestiva capacità di far rivivere ambienti e atmosfere: Cerimonia di Yasmine Chami, un'antropologa marocchina trapiantata a Parigi.
La ricchezza del mondo femminile islamico è il dominio sulla casa e sulle relazioni familiari. Se nei rapporti con l'esterno le donne vengono emarginate, sono però le depositarie delle memorie ataviche e delle tradizioni e presiedono ai banchetti domestici e alle ricorrenze come solenni cerimoniere. Il breve romanzo della Chami si svolge attorno a una festa nuziale, descrivendo con un linguaggio raffinato le gioie dei cinque sensi: le donne di una famiglia dell'alta borghesia di Rabat, tra frusciare di vesti, sfavillio di gioielli, opulenza di cibi e musiche di tamburelli, si scambiano consigli e pettegolezzi, rievocando storie e ricordi e mescolando l'amarezza per un passato ormai scomparso all'ansia per il rigurgito fondamentalista che sta intrappolando le nuove generazioni. Al centro, pensieri ed emozioni di due cugine che, pur realizzate professionalmente, per l'anomalia della loro vita privata si sentono ai margini di quel tessuto femminile che dà forza alle loro parenti: Khadija è un architetto di successo ma, abbandonata dal marito, ha dovuto tornare con le tre figlie alla casa paterna; Malika ha fatto un matrimonio d'amore e vive a Parigi, ma la sua sterilità le pesa come una colpa. Entrambe si rifugiano nel ricordo della bellissima zia Aisha, mai sposata e morta per un cancro al seno, simbolo della difficile identità femminile in un mondo che affronta i grandi cambiamenti della modernità con la diffidenza dettata dalla paura dell'ignoto.
A cura di Wuz.it
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