Con Garbo. Un viaggio alla ricerca della Divina

recensione di Cortellazzo, S., L'Indice 1998, n. 5

"Con Garbo": un titolo più azzeccato, nella sua polisemia, non si poteva trovare per questa biografia sulla grande diva che procede con passione discreta, mai invasiva (come tanti scritti voyeuristici sugli attori), nella ricostruzione di una vita più che mai sfuggente e misteriosa. Un libro che, oltre a entrare nelle pieghe della vita professionale e privata dell'attrice, racconta un'ossessione personale, quella dell'autrice, che per tanti anni ha raccolto testimonianze e "tranches de vie", intraprendendo un intimo viaggio "con Garbo". Un cammino che si trasforma, per Bevilacqua, in tuffo nei ricordi della propria adolescenza solcata dalla presenza schermica folgorante dell'attrice ("quella bellezza remota, intoccabile, quasi asessuata, troppo raffinata per essere pensata eroticamente"), percorso interiore alla ricerca delle radici di un "innamoramento" mai sopito per la "stupenda aliena", itinerario di spostamenti per il mondo per intervistare e conoscere persone che hanno avuto a che fare con la donna, e "pellegrinaggi" per visitare luoghi, toccare o guardare oggetti appartenuti alla diva. La biografia, che procede dunque sul doppio binario dell'oggettività della ricerca e della soggettività dell'autrice, raggiunge un equilibrio narrativo molto particolare, intimo e affettuoso, ma nel contempo obiettivo e calibrato. Se il "viaggio alla ricerca della divina" è innanzitutto un tuffo nella misteriosa, "eterea", ambivalente esistenza di Greta Garbo, nel contempo l'enigmaticità dell'attrice - e dunque la necessità di raccogliere più voci possibili, anche tangenziali, sul personaggio - consente di restituire l'atmosfera di un'epoca ammantata da un'aura irripetibile, la Hollywood degli anni venti e trenta, entrando nelle segrete stanze di molte vite che, proprio grazie ai loro racconti spesso discordanti, moltiplicano l'alone di mistero che avvolge il personaggio-Garbo. Con dovizia di particolari vengono rievocati i passaggi fondamentali della carriera e della vita privata dell'attrice, dall'adolescenza in Svezia al viaggio col padre-pigmalione Stiller in America, in cerca di fortuna; dal rapporto difficile con il set agli amori per persone (uomini o donne) mature, volitive, dominanti, genitoriali nel loro legame di rassicurazione e protezione; dalle fughe di fronte a lutti improvvisi e traumatizzanti ai complessi determinati dalla mancanza di una formazione culturale adeguata; dalla ricerca di un'esistenza appartata, a suo modo asociale, lontanissima dai riflettori, al bisogno, altrettanto sentito, di una vita di società contornata da individui di forte fascino intellettuale. Di Greta Garbo viene alla fin fine restituita, al di là dei preziosi racconti e delle testimonianze, l'immagine di una figura remota e schiva. Come annotava Billy Wilder: "Lei non dice niente e lascia che il mondo scriva la sua storia".