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Rigenerazione - Pat Barker - copertina
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Descrizione


E' il primo volume di una trilogia. Al centro della narrazione le vicende, private e pubbliche, di alcuni veterani di guerra che si trovano nell'ospedale di Craiglockarth, in Scozia, affidati alle cure del dottor W. H. R. Rivers, antropologo. L'anno in cui avvengono i fatti narrati è il 1917. Pat Barker non intende scrivere né un saggio storico, né uno studio di casi clinici: vuole scrivere un romanzo sul frantumarsi delle certezze, sul mutamento delle singole identità, sull'ambiguità e duplicità dei sentimenti umani sconvolti dall'esperienza della guerra.
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Dettagli

1997
18 aprile 1997
220 p.
9788870183245

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Fabio Ponzana
Recensioni: 5/5

L'ho letto in inglese col titolo di "Regeneration", l'ho riletto in questa bella edizione italiana. In Inghilterra ne hanno tratto un film capolavoro. Che dire? E' assolutamente unico nel suo genere. Forse il monumento letterario più alto erto contro la follia della Prima Guerra Mondiale. Se potessi, gli darei 10 e lode.

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Voce della critica


recensione di Ferretti, A., L'Indice 1997, n.10

La trilogia di Pat Barker che inizia con "Rigenerazione" esplora l'impatto che ebbe su un'intera generazione l'esperienza della prima guerra mondiale. La scelta di trasmettere l'esperienza della guerra attraverso la progressiva rievocazione che ne fanno i diversi personaggi nel corso della cura con il dottor Rivers è particolarmente efficace perché consente di mettere in primo piano l'impatto emotivo che gli eventi della guerra hanno avuto sulle persone che l'hanno vissuta e nello stesso tempo costituisce un interessante punto di osservazione sulla natura e sulla storia delle psicoterapie, sia perché mostra come un'intera generazione di giovani gravemente e spesso permanentemente traumatizzati dall'esperienza bellica rappresentasse un enorme laboratorio sperimentale per le diverse psicoterapie, sia perché mette in luce la natura potenzialmente ambigua della psicoterapia stessa.
Rivers, lo psichiatra, sa che il trauma e l'impossibilità di combattere che ne risulta rappresentano il rifiuto inconscio "sano" di soldati e ufficiali messi brutalmente a contatto con lo spaventoso macello che è stata la guerra di trincea del 1915-18, con l'esperienza di orrori mai visti né immaginati prima; sa che lo scopo del suo lavoro psicoterapeutico consiste nel rimandarli a combattere, cioè rimandarli alla sorgente del trauma, al fronte, dove hanno un'altissima probabilità di essere uccisi, feriti o gravemente mutilati. Rivers è oppresso dalla consapevolezza di essere troppo vecchio per la guerra, e ha continui dubbi sulla bontà dei motivi consci e inconsci del suo lavoro di medico e di psicoterapeuta. Il suo stato di dubbio e di incertezza, il senso di colpa per il significato paradossale della cura, che fanno di lui una figura dolente e umanamente partecipe, corrodono anche la sua salute fisica e lo riempiono di angosce. Rivers porta il peso della responsabilità e della consapevolezza: si assume il rischio storico e personale di sbagliare, patisce il senso di colpa e la pena che ne derivano.
Chi non corre questi rischi è Lewis Yealland, altra figura storica, lo psichiatra che mette rozzi strumenti al servizio di una rozza morale schizoparanoide, che chiama debole e vigliacco il soldato vittima del trauma, e si compiace di seviziarne il corpo e la mente nel nome della morale e del dovere; Yealland rappresenta l'altra ala storica della psichiatria e delle tecniche che agiscono sulla psiche (si fa fatica a chiamarle psicoterapie senza sarcasmo): la sua cura consiste solo nel fare al soldato traumatizzato più paura di quanta gliene facciano il fronte e la guerra.
In "Rigenerazione" due sono gli ufficiali che hanno combattuto e combatteranno fino alla fine, e incarnano due soluzioni diverse per far fronte all'orrore e alla minaccia della guerra evitando il crollo mentale: Siegfried Sassoon, che nella "Dichiarazione di un soldato" dà forma pubblica al dissenso e all'opposizione all'"inutile strage" e ne chiede apertamente la sospensione, e Robert Graves, che pur condividendo privatamente l'orrore e il rifiuto di Sassoon ritiene di avere firmato un contratto, e si sente impegnato dal suo spirito di servizio. Questa è la posizione tradizionale del servizio militare, resa fragilissima dalle condizioni reali della prima guerra mondiale: i morti, solo di parte alleata, furono più di cinque milioni, e ogni giorno, nelle trincee, morivano circa settemila soldati: man mano che la guerra si rivela impossibile da combattere, il contratto per servire gli interessi superiori della collettività assume l'aspetto beffardo di una trappola.
Viene da pensare al bellissimo racconto autobiografico di Wilfred Bion, in "La lunga attesa" (Astrolabio, 1986), sulla sua esperienza nella prima guerra mondiale, a cui partecipò come ufficiale dall'inizio alla fine; Bion mette in luce la doppia natura dell'esperienza in guerra, l'orrore per l'enorme quantità di morti, lo sgomento di fronte all'assoluta mancanza di contatto dei comandi militari con la realtà della nuova guerra, e il senso che ne deriva di vivere un'esperienza assurda, del tutto incommensurabile rispetto alla possibilità umana di comprendere e dare senso agli avvenimenti.
Bion stesso, diventato psichiatra, è stato incaricato nella seconda guerra mondiale del compito psicoterapeutico che era toccato a Rivers nella prima; sulla base del suo lavoro con gruppi di soldati traumatizzati, Bion ha formulato alcuni concetti fondamentali sulla natura e sul funzionamento dei gruppi, concetti che hanno cambiato il nostro modo di pensare. Per esempio, sulla base delle sue idee, possiamo pensare che l'esercito di un paese in guerra diventi un gruppo specializzato, a cui è affidata la difesa della collettività nel suo insieme; la minaccia di un nemico esterno precipita nel gruppo caratteristiche e modalità di funzionamento paranoide, che sono funzionali all'effettiva necessità di combattere. Questo comporta la delega delle funzioni di organizzazione e decisione a un complesso sottogruppo specializzato (i comandi, gli stati maggiori). Ma la configurazione paranoide del gruppo è instabile, e funzionale al compito di combattere solo finché il nemico è incarnato da una minaccia esterna al gruppo (per esempio, i tedeschi nella prima guerra mondiale), i governi e gli stati maggiori sono in grado di svolgere efficacemente i compiti di difesa del gruppo nel suo insieme, e le perdite sono tali da rappresentare un doloroso ma necessario prezzo da pagare in funzione dell'obiettivo generale. Però l'assetto mentale del gruppo cambia quando, come nella prima guerra mondiale, i governi e gli stati maggiori non sono in grado di compiere efficacemente la funzione di proteggere il gruppo nel suo insieme e di organizzare condotte di guerra appropriate ed espongono invece i combattenti a pericoli e perdite troppo forti, che vanno al di là di qualunque accettabile prezzo da pagare per la sopravvivenza della collettività nel suo insieme.
Nella prima guerra, la ripetizione di disastrosi assalti contro la trincea nemica, che portavano un enorme incremento delle perdite umane senza nessun vantaggio militare, e l'ostinarsi degli stati maggiori su questa strategia per anni, hanno provocato un viraggio dell'organizzazione paranoide dei combattenti: i soldati nemici solidarizzavano tra loro in modo spesso esplicito, mentre il nemico tendeva a incarnarsi negli stati maggiori e nei governi. Ma questa configurazione del gruppo non è più funzionale al compito di combattere, è arcaica ed evoca fantasmi primitivi e pericolosi: il capo che invece di difendere efficacemente il gruppo spreca le vite umane diventa il capo che odia il gruppo e trascolora verso l'immagine del padre che odia e massacra i figli; si agitano all'interno dei combattenti fantasmi persecutori, che spingono il gruppo verso l'attacco al nuovo nemico.
Questo è il problema con cui la società postbellica si è trovata a fare i conti: la divisione non passava più come volevano gli stati maggiori tra inglesi e tedeschi, tra Asse e Alleati, ma tra governanti e governati, tra padri e figli, e fra loro continuava a permanere questo assetto mentale paranoide. Le rivoluzioni e tensioni rivoluzionarie del dopoguerra, le risposte autoritarie che ne sono seguite, possono essere pensate come gli effetti sulle società postbelliche di questo viraggio della configurazione paranoide del gruppo verso il nemico interno; in ogni paese questo problema si è posto ed è stato affrontato storicamente in modo diverso; la persecuzione degli ebrei in Germania, per esempio, può essere pensata come un tentativo tragicamente riuscito di indirizzare i fantasmi persecutori che aleggiavano pericolosamente su tutta la collettività contro un gruppo interno ma identificabile come estraneo, adatto a connotare il "nemico" di cui ha bisogno la configurazione paranoide per non deflagrare nella società intera. In quest'ottica, l'Olocausto è figlio dell'"inutile strage".


recensione di Bacigalupo, M., L'Indice 1997, n.10

Pat Barker, nata nel 1943, è una scrittrice inglese di grande successo, soprattutto grazie alla Trilogia bellica di cui "Rigenerazione" è il primo volume. Il terzo, "The Ghost Road", ha ottenuto nel 1995 il Booker Prize, consacrazione di molti romanzieri di lingua inglese, da Rushdie e Ondaatje. "Rigenerazione" evoca i giorni della prima guerra mondiale dalla prospettiva di un ospedale psichiatrico scozzese per ufficiali reduci dal fronte.Fra questi il protagonista silenzioso del libro, il poeta Siegfried Sassoon, che, dopo aver combattuto valorosamente in Francia, ha reso pubblica una "Dichiarazione di un soldato", critica nei confronti dell'inutile strage. La cosa potrebbe meritargli la corte marziale, ma un compagno d'armi anch'egli poeta, Robert Graves, riesce a dirottarlo nell'ospedale. Sassoon ha la fortuna di imbattersi in uno psichiatra sensibile, Rivers, che gli fa da padre e lo incoraggia a tornare al fronte, non perché creda nella guerra, ma per lealtà nei confronti dei suoi uomini.
Rivers, anch'egli personaggio storico, è con la sua tolleranza partecipe al centro della narrazione, un antropologo solitario che contempla lo spettacolo di un mondo dalle regole artificiali.Ne nasce una storia inglese, con molta pioggia, qualche paesino di pescatori sul mare, una corrente sotterranea di omosessualità repressa, una "working class" cockney rappresentata dalla genuina ragazza Sarah che con l'affetto e il sesso contribuisce alla guarigione di uno dei pazienti più difficili di Rivers.
Molto inglese, l'abile e pacato racconto della Barker, anche per lo spazio che dà alla poesia. Fra i personaggi sono tre i poeti: Sassoon, Graves e Wilfred Owen, che conosce Sassoon all'ospedale e gli mostra timidamente i suoi versi, destinati a rimanere i più significativi e amari della guerra: "Quali rintocchi per coloro che cadono come bestie?/ Solo il mostruoso sonaglio dei cannoni". Versi che Benjamin Britten musicò in apertura al suo grande "War Requiem".
È come se un nostro scrittore evocasse la vita al fronte di Ungaretti, Sbarbaro, Montale e Solmi, visti come uomini fra altri uomini.Lo scrivere versi è per la Barker e la cultura cui appartiene un'attività come tante altre.Ciò non toglie che i versi possano cambiare il nostro modo di vedere la realtà, come dimostrano le numerose citazioni, apparentemente inconsce, di un altro poeta di quegli anni, l'Eliot di "The Waste Land" (vedi ad esempio la scena del pub del decimo capitolo, e la seconda sezione del poema eliotiano).
Il romanzo della Barker disegna un quadro attendibile di un momento storico, e acquista spessore per questa sua dimensione documentaria (e documentata, in appendice).Gli manca forse un certo scatto fantastico, che del resto non è nelle corde della tradizione che esso raffigura e di cui fa parte. Ma "Rigenerazione", ambiguo fin dal titolo (visto che la "cura" di Sassoon e compagni non si può dire conclusa), resta nondimeno un ottimo e istruttivo viaggio nella coscienza nazionale.E un esempio di scrittura penetrante ed efficace.

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Conosci l'autore

Pat Barker

1943, Thornaby-on-Tees

Pat Barker, dopo aver studiato alla London School of Economics, ha insegnato Storia. È autrice di numerosi romanzi, tra i quali la celebre trilogia Rigenerazione (Il Melangolo 1997) e vincitrice del Man Booker Prize nel 1995. Venduto in venti Paesi, Il silenzio delle ragazze è stato pubblicato nel 2019 da Einaudi. Nel 2022 esce, sempre con Einaudi, Il pianto delle Troiane.

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