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Anno edizione: 2002
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Il noto, controverso e prolifico storico inglese dell’Italia unita ha scritto questo "instant book" (niente note, niente bibliografia, il che, trattandosi di un’opera sulle fonti della storia, è una scelta certo audace) sulla lunga sequenza di attentati condotti dalle autorità politiche ai danni della ricostruzione storica, attraverso la occultazione/manipolazione delle fonti e il condizionamento spesso consenziente degli storici. Interessi politici di parte, esigenze di ordine e coesione, nazionale o internazionale, prestigio personale, desiderio di controllare la propria immagine consegnata ai posteri, tutte queste ragioni sono richiamate per motivare un’opera di falsificazione storica che fluisce come corrente autoritaria profonda nella nostra (e probabilmente non solo nella nostra) storia nazionale. Il che ci vede meno stupiti quando si tratta di un regime dittatoriale come quello fascista, o anche della politica estera, dove più forti sono le tentazioni al controllo della libertà di dibattito e di conoscenza. Ci stupisce di più laddove vede coinvolti i "padri fondatori" come Cavour o Giolitti. Libro di facile lettura, utile al profano ad assumere un approccio critico all’oggettività dello scrivere storico, l’addetto ai lavori ne riporta la sensazione di una certa ovvietà. Il fatto è che il tema appassionante della veridicità e correttezza delle fonti e il concetto di "falso storico" restano largamente da approfondire. Il libro permette due considerazioni: una, malinconica, su quanto spesso gli storici si sono prestati alla complicità più o meno diretta e consapevole rispetto a queste attività manipolatorie; l’altra, consolatoria, sul fatto che lo scrivere storia tutto sommato conta, se tanti personaggi tanto importanti hanno cercato di mantenerla sotto controllo anche distorcendola. Maurizio Vaudagna
scheda di Vaudagna, M. L'Indice del 1999, n. 05
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