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Negli Stati Uniti David Foster Wallace è già acclamato come il caso letterario dell'ultima generazione di narratori, lo scrittore destinato a lasciare il segno sugli anni novanta con il suo monumentale iper-romanzo ("post-postmoderno") Infinite Jest. Finalmente arriva in Italia La ragazza con i capelli strani, silloge di racconti che Einaudi propone nella brillante traduzione di Francesco Piccolo, seconda prova dello scrittore dopo l'esordio nel 1986 con The Broom of the System. In realtà di lui si era già sentito parlare.Nel 1993, nel numero della rivista "Panta" dedicato ai nuovi scrittori americani, Jay McInerney presentava Mark Leyner e lo stesso Wallace (di cui compariva un delicato racconto vagamente onirico dal titolo Per sempre lassù) come le due autentiche promesse della narrativa nordamericana. Per Theoria usciva poi nel 1995, con il titolo Nuovi narratori americani. Racconti della Post-generation, la traduzione di un'antologia (curata da Michael Wexler e John Hulme nel 1994) che includeva quel La ragazza con i capelli strani (lì tradotto da Cristiana Mennella La ragazzina dai capelli curiosi) che dà il titolo alla raccolta pubblicata da Wallace nel 1989. Ora Wallace fa il suo ingresso in libreria con tre libri che escono a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro. Oltre a questo eccezionale La ragazza con i capelli strani pubblicato nella collana "Stile libero" di Einaudi, esce, dalle edizioni minimum fax, Una cosa divertente che non farò mai più, ironica e gustosa cronaca di una crociera extralusso ai Caraibi; contemporaneamente Fanucci inaugura la nuova collana "Avant Pop" con l'antologia Schegge d'America (con traduzioni di Vittorio Curtoni, Piergiorgio Nicolazzini, Maria Cristina Pietri,Roldano Romanelli e Fabio Zucchella), che ospita un racconto di Wallace intitolato Tri-stan. Il corposo volume curato da McCaffery vede nella forte sensibilità alla cultura di massa - con l'universo della televisione nettamente in primo piano, affiancato dalle "strutture improvvisative (...) del jazz e dei cartoni animati" e dalla fascinazione per la musica rap e per l'ipertestualità - l'elemento che unisce, sotto la bandiera dell'Avant Pop, autori altrimenti diversissimi. Ecco che allora nell'antologia trovano contemporaneamente posto i padrini del Cyberpunk (William Gibson e Bruce Sterling), scrittori visionari (William T. Vollmann e Robert Coover), maestri riconosciuti (Paul Auster e Don DeLillo), narratori interessati agli Ufo (Stephen Wrigth, Ronald Sukenick e Lance Olsen), oltre ad autori dell'ultima generazione, quelli "mai vissuti al di fuori della cultura del telecomando". Tra questi, naturalmente, c'è David Foster Wallace, presente nell'antologia con Tri-stan, racconto vertiginosamente sperimentale, che coniuga postmodernamente mito e contemporaneità, dèi-demiurghi e microscopi elettronici. Il tutto mixato (in una trama che si perde travolta dalle stupefacenti acrobazie linguistiche del testo) e avvolto in un velo surreale che ricorda gli esperimenti di Coover. È una fusione irriconoscibile di mitologia, favola e realtà, una favola stravolta e trasportata nell'era della televisione, dove Euridice e le strategie di mercato convivono perfettamente amalgamate, con un procedimento che richiama il Barthelme di Biancaneve e Il padre morto (Einaudi,1979). Non poteva esserci racconto più appropriato di Tri-stan per chiudere la sezione antologica di Schegge d'America e precedere il manifesto Avant Pop del curatore. Insieme a Mark Leyner, Wallace è infatti lo scrittore che meglio si adatta alla definizione dell'Avant Pop proposta da McCaffery, e i testi di La ragazza con i capelli strani, giocati tra show televisivi e concerti di Keith Jarret, ne sono la conferma. Protagonista di due dei sette racconti, la televisione è causa dell'inevitabile frantumarsi della realtà, dell'irrimediabile confusione tra autentico e fittizio. È quanto avviene all'Edilyn di La mia apparizione in TV, quarantenne attrice di successo invitata a parlare di sé di fronte alle telecamere del popolare "David Letterman Show": in dubbio se "recitare" o comportarsi con naturalezza, Edilyn sceglie, per istinto, un'"autenticità" che le consente di neutralizzare l'invadenza del presentatore. Eppure per il marito, che l'ha seguita in apprensione sugli schermi, la donna ha recitato.Con un epifanico "mi sono mostrata come sono" affidato a Edilyn, Wallace porta verso la conclusione un racconto che gradualmente e con ironia svela un'agghiacciante frantumazione dell'identità: "ho chiesto a mio marito chi pensava che fossimo allora realmente, io e lui.Domanda che non avrei mai dovuto fare". Il mescolamento di realtà e finzione è più vivo che mai in Lyndon, il racconto (uno dei migliori della raccolta) che apre La ragazza con i capelli strani e che ha come protagonista Lyndon Baines Johnson, il vice e poi successore di Kennedy alla Casa Bianca.Lì tutto è credibile perché reale, ma nello stesso tempo suona perfettamente fittizio, inventato. La maestria di Wallace sta proprio nel suo muoversi con disinvoltura tra realtà, macerie di realtà, e finzioni, nel lasciare volutamente nell'ambiguità il lettore; perché distinguere non ha importanza, tutto è reale e fittizio al tempo stesso. Da questo stimolante senso della confusione e del mescolamento ha origine la scrittura multiforme di Wallace, che si esibisce in una prosa sintatticamente acrobatica (è il caso degli interminabili periodi di E meno male che il Responsabile delle Vendite sapeva fare il massaggio cardiaco) con la stessa stupefacente naturalezza e precisione con cui gioca con il gergo giovanile del racconto che dà il titolo al volume. Ma Wallace è soprattutto uno scrittore intelligentemente ironico (di un umorismo che ricorda il Delillo di rumore bianco, ma anche l'Elkin di Il condominio), e il reportage narrato in una cosa divertente che non farò mai più ne è la prova: lì Wallace smaschera sottilmente l'atteggiamento cinico È questa vena ironica la sua cifra più autentica; lo fa erede del postmoderno americano ma già oltre, critico sottile della società ma dall'interno, lontano dalla disperazione di alcune memorabili pagine di Pynchon. Non resta ora che aspettare con interesse la prossima, già annunciata, traduzione del lunghissimo Infinite Jest.
Wallace, David Foster, La ragazza coi capelli strani, Einaudi, 1998
Wallace, David Foster, Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax, 1998
McCaffery, Larry, Schegge d'America. Nuove avanguardie letterarie, Fanucci, 1998
recensioni di Bajani, A. L'Indice del 1999, n. 01
McCaffery e tempestivamente tradotto in Italia ha il grande pregio di offrire uno strumento più che efficace, un atlante dettagliato della scrittura statunitense d'oggi. Ma ancora più preziose sono le oltre settanta pagine che McCaffery accoda all'antologia, organizzate in forma di manifesto del fenomeno Avant Pop (espressione che l'autore riprende dal titolo di un album del compositore e trombettista jazz Lester Bowie).
e conformista del turista americano - "Guardare (...) i vostri connazionali che ondeggiano nei loro sandali costosi in porti devastati dalla miseria non è uno dei momenti più divertenti di una crociera extralusso".Ma lo fa dall'interno, con divertente autoironia - "Non posso sfuggire alla mia sostanziale e sgradevole americanità" -, trasformando così la crociera nel pretesto per una satira spassosa.
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