Chiamata in giudizio

Paul Madriani, l'avvocato-detective creato dalla fantasia di Steve Martini, non è certo il tipo che fugge di fronte alle imprese più difficili. In questo nuovo thriller dimostra ancora una volta la sua abilità risolvendo un caso complicatissimo, che lo spinge ad indagare sulla morte di un collega ed amico. Dopo L'avvocato, L'imputato e altri fortunati romanzi, lo scrittore californiano realizza una storia che ha tutti gli ingredienti per catturare i lettori, tenendoli con il fiato sospeso dalla prima all'ultima pagina. Rispettando la migliore tradizione del legal thriller, Chiamata in giudizio, prima di giungere ad un sorprendente finale, dispensa dosi massicce di suspense e colpi di scena, che Steve Martini distribuisce con abilità lungo una trama dall'intreccio originale e ben articolato. Si comincia con l'assassinio ad effetto di Nick Rush, freddato sotto gli occhi dell'impotente Madriani. Rush, avvocato presso lo studio legale più importante della città, è impegnato nella difesa di Gerald Metz, un losco individuo implicato in commerci di dubbia legalità; anch'egli vittima dell'agguato. In nome della vecchia amicizia che lo legava alla vittima e insospettito dall'anomalia del delitto, Madriani si ritrova ad indagare immediatamente, finendo a lottare per sbrogliare i fili di un'intricatissima matassa. Ne fanno parte una moglie e un'ex moglie ansiose di intascare una lauta assicurazione sulla vita, una figlia segreta e un gran numero di affari non proprio puliti. Le tracce della prestigiosa attività di Nick conducono Madriani alla alte sfere di San Diego, tra i professionisti più affermati e i rappresentanti del governo cittadino. In più, tutto lascia supporre un legame con i criminali dal rasoio facile e i loro traffici illegali tra Stati Uniti e Messico. Ben presto, il protagonista si trova a rischiare la sua vita di persona, ma non esita a seguire la sua pista fino nella giungle dello Yucatán, tra gli antichi segreti dei Maya…