L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Prezzo minimo ultimi 30 giorni: 5,58 €
Prezzo minimo ultimi 30 giorni: 5,58 €
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 1998
Promo attive (0)
Indice
PSICOPATOLOGIA DEL BANCONE DA BAR
Il monolito
Il superaccessoriato
Il Transilvania superstar
Il girotondo della morte
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E' un libro divertente e scorrevole, con momenti di comicità pura alternati ad altri più riflessivi, dove comunque l'ironia regna sovrana.<br>Si legge bene, come tutti i libri di Benni, ma personalmente mi è piaciuto parecchio di più"Il bar sotto il mare", dove l'ispirazione dell'autore resta in tutti i racconti ad altissimo livello; qui, bisogna pur ammetterlo, qualche momento è meno convincente.Comunque un buon libro.
Ho letto Bar Sport 2000appena uscì e devo dire di non aver mai riso tanto! Una comicità rara di questi tempi...mai volgare e molto, molto dissacrante. Una semplice e pura riflessione sulla nostra "società italiana", composta da personaggi disparati ma accumunati dalla cultura del bancone, ultimo vero templio dell passatempo, dell'ozio ma anche crocevia di persone, di storie. Un vero e proprio oblò sul mondo dove tutti possiamo entrare e goderci il panorama o prenderci solamente un caffè!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
scheda di Ventura, R., L'Indice 1997, n.11
Stefano Benni ha abituato i lettori all'uscita dei suoi libri a scadenze periodiche, un po' come Woody Allen nel cinema. E come gli spettatori di Allen, i lettori di Benni sono portati a ripercorrere il cammino dell'autore ogni volta che esce una nuova opera, confrontandola con le precedenti. Per quest'ultima raccolta di racconti il confronto è poi obbligato. Il titolo richiama quello di uno fra i suoi libri più riusciti, pubblicato vent'anni fa e già incentrato sulla vita vissuta e raccontata da frequentatori assidui e occasionali di bar. Il carattere degli ambienti è lo stesso, anche se aggiornato all'evoluzione di certi particolari di costume, come il cambio dei banconi, ora "superaccessoriati" e modello "inferno di cristallo", o il tramonto della brioche stile "Luisona", ormai superata dalle pastine mignon. I protagonisti sono quindi rinnovate caricature di stereotipi, dal "neo-tecnico" calcistico, dotato di un gergo sempre più storpiato dal linguaggio televisivo, a "i due che devono andare al cinema" e all'"incazzato da bar", raccontati sempre con grande vivacità e delicata ironia, alternata con la fantasia dei pezzi legati alla vena di "Terra!" o di "Elianto", come quello sulle avventure del piccolo krapfen "Franz". Ne risulta un panorama molto vario di profili umani, decisamente più nevrotico di vent'anni fa (ne è l'emblema il "drogato da telefonino" che estrae in continuazione il suo apparecchietto come un pistolero con la colt).S'intravvedono desideri e debolezze che trascendono le limitate prospettive dei piccoli ambienti da bar di periferia bolognesi da cui prendono spunto (in realtà chi conosce la città ne ricorderà uno anche in centro, da sempre gremito di "neo-tecnici", che porta il nome di un'opera verdiana). Non ci sono dubbi sul fatto che Benni abbia creato un genere coltivato così bene da renderlo inaccessibile a chiunque altro per timore del paragone.E così potrebbe continuare a divertirsi e a divertire ancora a lungo. Ma quello che forse manca ai suoi lettori, in questi tempi di appiattimento e allineamento su tutti i fronti, moderati ed estremi, è il Benni giornalista e scrittore politico, con una posizione precisa ma del tutto originale e, per usare un termine abusato, veramente "scomoda". Se non sono superati i "Bar sport", lo sono ancora meno le "Tribù di Moro Seduto".
Un po' per ridere e un po' per riflettere sulla società, con la sua evoluzione, i suoi nuovi tic e le manie, in un'Italia che sta viaggiando verso il Duemila. A distanza di vent'anni dal celeberrimo "Bar Sport".
Il primo impatto con il libro è di assoluta comicità. Una presa in giro della nuova moda, nei bar più raffinati come in quelli sperduti e periferici, che vuole, per essere nel giusto "trend", l'inserimento di banconi giganteschi, imprevedibili, dalle forme più avveniristiche. Si tratta di una sindrome che Benni definisce "sindrome del bancone" o megalobancomania. Da questo dato di fatto parte con un'esilarante descrizione di alcuni tipi di banconi, sempre meno razionali e sempre più "spaziali". Dietro questi assurdi banconi compaiono i clienti: l'incazzato da bar, con cui il dialogo è difficilissimo perché su nulla sarà mai d'accordo; l'appassionato di videogame, un pensionato pronto a tutto pur di arrivare alla fine del gioco; le vecchiette nell'angolino, che conoscono ogni malattia, con i più infausti decorsi, e diagnosticano a prima vista ogni sindrome degli altri malcapitati clienti; i due che devono andare al cinema, ma regolarmente per i motivi più disparati non riescono a stabilire un film che interessi entrambi; il neotecnico da bar, un esperto "computerizzato e satellitare" di calcio; l'Uomo Invisibile al Barista (UIB) che in qualsiasi modo cerchi di richiamare l'attenzione sulla sua ordinazione non sarà mai servito e l'Uomo Col Vocione (UCV), che non deve nemmeno fare lo scontrino alla cassa per ottenere ciò che desidera; il DDT ovvero Drogato Da Telefonino, che se il cellulare trilla mentre sta bevendo un cappuccio "continua a bere con la destra e risponde con la sinistra, oppure intinge il cellulare nella tazza e si attacca una brioche all'orecchio"; gli atleti, che vedono il bar come "centro di smistamento di tutta una serie di attività sportive contrassegnate dall'abbigliamento specializzato e da un'assoluta dedizione"...
E tra questi e altri personaggi (minori ma non marginali) come un gruppo di insetti, che tenta di sopravvivere tra contenitori di zucchero, frigoriferi, baristi e avventori, o una coppia di anziani dirimpettai poverissimi che finalmente pranzano insieme (ma sull'esito di questo pranzo Benni ci lascia varie possibilità di scelta...), si dipanano le brevi storie che l'autore racconta: un seguito ideale del notissimo "Bar Sport", pubblicato nel 1976. Fino all'ultimo episodio, intitolato "Il bar di una stazione qualunque", la cui amarezza e drammaticità capiamo solo nell'ultimissima frase ipoteticamente scritta da un anziano su un quaderno all'uscita dal bar: "Oggi, stazione di Bologna, due agosto di un anno vicino al duemila, ore dieci e venti del mattino, tutti sono allegri perché partono, e faccio finta di partire anch'io."
A cura di Wuz.it
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore