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L' umiliazione - Philip Roth - copertina
L' umiliazione - Philip Roth - 2
L' umiliazione - Philip Roth - 3
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umiliazione

Descrizione


Tutto è finito per Simon Axler, il protagonista del nuovo conturbante libro di Philip Roth. Simon, uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ha superato i sessant'anni e ha perso la sua magia, il suo talento e la sua sicurezza. Quando sale sul palcoscenico si sente un pazzo e si vede un idiota. La sua fiducia nelle proprie capacità è evaporata; s'immagina che la gente rida di lui; non riesce più a fingere di essere qualcun altro. "E scomparso qualcosa di fondamentale". La moglie se n'è andata, il pubblico l'ha abbandonato, il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena. In questo atroce resoconto di un'inspiegabile e terrificante autodistruzione, emerge il contraltare di un insolito desiderio erotico, certo una consolazione in quella vita spogliata di tutto, ma tanto rischiosa e aberrante da frustrare ogni speranza di conforto e gratificazione per puntare dritto verso un finale ancora più cupo e rovinoso. In questo lungo viaggio verso la notte, raccontato da Roth con l'inimitabile urgenza, bravura e serietà di sempre, tutti i mezzi che usiamo per convincerci della nostra solidità, tutte le rappresentazioni che nella vita diamo di noi stessi - talento, amore, sesso, speranza, energia, reputazione - vengono messi a nudo.
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Dettagli

2010
27 febbraio 2010
113 p., Rilegato
9788806200923

Valutazioni e recensioni

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Carlo
Recensioni: 2/5

Un'opera minore di Roth, non molto coinvolgente e in parte inverosimile (mi riferisco alla co-protagonista, che lesbica, si innamora di un uomo ultrasessantenne).

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Raffaele
Recensioni: 3/5

Resta sempre un piacere leggere Roth che continua a scrivere benissimo romanzi di altissimo livello, tuttavia questo lo ritengo inferiore (e di molto) a tutti quelli scritti negli ultimi vent'anni.

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ant
Recensioni: 3/5

Libro che si legge tutto d'un fiato, la trama e il personaggio principale catturano subito, e questo è un gran pregio a mio parere, l'attenzione del lettore e cmq il prodotto nel complesso non è niente male. Do adesso la mia chiave di lettura del testo, che assolutamente non è quella oggettiva, ma solo personale e buttata così tra le righe. Roth attraverso queste pagine mette al centro dell'opera un attore di successo, in un primo momento affermato, ricercato, idolatrato, insomma la classica persona realizzata senza sbavature e... poi gli scava il vuoto intorno. Il succo del romanzo è proprio il decadimento sia intellettivo che fisico, tutto questo supportato nella trama poi anche da una storia d'amore impossibile, che avrebbe dovuto tirare fuori il malcapitato attore dal vuoto di cui sopra , invece... Ho trovato molto calzanti e profonde alcune digressioni a riguardo della vecchiaia, in particolar modo mi hanno colpito le pagine in cui Roth descrive di come agli occhi di un genitore possa sembrar strano che un proprio figlio stabilisca legami affettivi profondi con persone molto più grandi di età. Intense e toccanti anche le pagine in cui il protagonista, ricoverato per depressione in un istituto di salute mentale, si confida e si apre con un'altra degente. Un libro che a mio parere ha un suo perché e lo considero interessante Bello

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La recensione di IBS

Prima o poi ogni artista attraversa questa fase: il terrore di non avere più talento, anzi, di non averlo mai avuto. Per un attore si tratta del panico di restare da solo sul palcoscenico senza ricordare più nulla, per uno scrittore invece è l'ossessione di non avere più niente da scrivere. È in questo modo, con la frase Aveva perso la sua magia, che inizia l'ultimo breve romanzo di Philip Roth.
Giunto alla sua trentesima pubblicazione, quarant'anni dopo aver scritto Il lamento di Portnoy, Roth si trova senz'altro in una delle fasi più prolifiche della sua carriera. Che sia la vecchiaia di Zuckerman, uno dei personaggi più riusciti della sua produzione, o la vita sentimentale di giovani collegiali, come nell'ultimo romanzo Indignazione, Philip Roth non smentisce la sua fama di maestro della letteratura americana e la sua vocazione naturale allo scandalo. Dice lo scrittore: "Un libro fa scandalo solo se è scritto male", ma la regola non vale per i suoi romanzi, che fanno scandalo anche se sono scritti splendidamente.
In queste pagine lo scrittore americano ritorna sul tema del desiderio e della sua incontenibile persistenza nonostante la decadenza fisica. Sebbene non siano gli acciacchi prostatici del vecchio Zuckerman quello a cui si riferisce nelle prime pagine del romanzo, Roth descrive in maniera magistrale il senso di frustrazione e impotenza del protagonista di fronte al suo fallimento artistico. Lo stallo di Simon Axler, che affonda le sue ragioni nella tragica e ossessiva consapevolezza di se stesso, occupa tutta la prima parte del libro. Rimasto solo nella sua casa di campagna, dopo aver fatto fiasco in due grandi produzioni teatrali di New York e dopo essere stato mollato da sua moglie, Simon si ritrova all'età di sessant'anni solo e combattuto tra un flebilissimo istinto di sopravvivenza e il suo fucile da caccia. Un mese di permanenza in una clinica psichiatrica non fa che confermare le sue teorie sul suicidio, l'unico ed estremo strumento di affermazione della volontà in possesso di chi, come lui, ha ormai perso il controllo della sua vita.
Finché, una mattina grigia e carica di neve, compare sulla soglia di casa sua Pegeen Stapleford, quarantenne, lesbica, figlia di una coppia di attori con cui aveva collaborato in gioventù. È lei a riportare l'allegria nella sua vita, pur essendo una donna segnata dalla fine burrascosa della storia con la sua compagna. Pegeen decide all'improvviso di invertire la rotta e di ritornare alla vita eterosessuale ed in effetti è un vero e proprio esperimento quello che si compie ogni notte nella camera da letto dell'anziano attore, un esperimento che mette pericolosamente alla prova desideri e trasgressioni di questa improbabile coppia.
I temi del suicidio, dell'identità di genere e del desiderio percorrono le pagine intense e avvincenti di questo romanzo breve. Al contrario del suo protagonista, Roth non ha perso affatto la sua magia: continua a scandalizzare e ad affascinare con la sua prosa magistrale, la poesia delle sue parole, la visione rivoluzionaria e anarchica con cui si fa interprete dei sentimenti degli uomini e dei fatti del mondo.

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Conosci l'autore

Philip Roth

1933, Newark, New Jersey

Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce. Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969).Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel...

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