Duluth

Ai limiti dell'inaffrontabile. Dietro la patina dell'irriverenza ecumenica, che vien via al primo colpo d'unghia, resta un caleidoscopio di storie forzate, banalmente eccezionali. Opera che mi ha deluso su tutta la linea, e ho faticato a finire. Ho dato una seconda chance a Vidal, visti le tante recensioni positive, dopo un'esperienza con "Il giudizio di Paride" poco migliore. Non ci sarà una terza, per quel che mi riguarda.

Irriverente, spregiudicato, scatenato: questo romanzo scritto da Vidal negli anni '80 se la prende con tutti. La buona società e gli immigrati, la letteratura (con un'irridente attacco allo strutturalismo e alla critica letteraria) e la televisione, gli uomini di potere e le donne fatali. La famosa scrittrice che non sa leggere, il terrorista messicano microdotato, la poliziotta ninfomane e romantica, il sindaco corrotto e, per non farsi mancare nulla, anche gli extraterrestri negati per la finanza. La galleria dei personaggi è davvero esilarante, ma la critica alla società della fiction (perfetta anche per quella dei reality di oggi) è serissima.