Il mondo delle cose

Devo credere di essere incappato nel peggiore dei libri di Z. perché davvero non riesco a condividere l'accoglienza riservata dai lettori agli altri titoli. Questi mediocrissimi raccontini sono un esempio dei danni fatti da Carver: il cosiddetto minimalismo, che con lui ha saputo regalare, almeno qua e là, momenti di di tragica bellezza, ha fatto credere a molti di poter scrivere pur in assenza di idee è vero talento. Sembra di vederli, mentre leggono entusiasti le piccole asciuttissime storie del grande Raymond. "Guarda", pensano, "questa robina qui posso scriverla anch'io...". È così ci becchiamo questi Zadoorian che ci propinano il nulla, e diventano pure dei casi letterari. Resto dell'idea che per scrivere ci vogliono 1) cose da dire 2) saperle dire con bellezza. Qui non c'è niente.

Zadoorian sa scrivere, il suo "In Viaggio Contromano" è bellissimo e quindi mi sono avvicinato con entusiasmo a questo "Il Mondo Delle Cose". E con profonda delusione l'ho abbandonato a poco più della metà. La forma racconto è micidiale, difficile, è una trappola: bisogna avere davvero del talento. E qui Michael sbanda e regala piccoli affreschi che non lasciano nulla. O, quantomeno, non lasciano nulla a me. Nessun retrogusto, cose normali spacciate per letteratura. Deludente, peccato.

Come sempre Zadoorian non mi delude, anzi. Sebbene il genere del racconto non mi sia particolarmente congeniale ho amato tutti i personaggi, le loro storie e non storie...Un mondo carico di debolezze, di furenti ingiustizie e pazzie sopite dalla routine di tutti i giorni. Un libro che parla dell'infinita varietà dell'essere umano nella sua meravigliosa imperfezione in una Detroit dalle tante voci. Zadoorian ci parla delle nostre piccolezze e dei nostri quotidiani gesti di coraggio insegnandoci che è nelle piccole cose e nei rapporti che istauriamo con le altre che persone che si crea quella magia che chiamiamo Vita