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Anno edizione: 2018
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Assieme a L'ultimo elfo, è il libro più bello di tutta la saga. E' un libro senza capo né coda. L'humus sociale e l'evoluzione storica migrano dal libro precedente e continuano nel successivo. Da questo punto di vista non si regge da solo sulle sue gambe, eppure, eppure è una nuova storia, perché nuovi sono alcuni dei protagonisti e partecipiamo alle loro parabole. E costoro non sono eroi, uomini dalle grandi capacità guerriere, abili strateghi, bensì improbabili figli dell'uomo: bambini, nani, donne, stupidi (o presunti tali) che si fanno largo a fatica con la più grande delle qualità, il coraggio. E non il coraggio bellico, il coraggio di perseguire il bene. Emozione e commozione sono grandissime, fino alle lacrime tanto è il coinvolgimento che suscita. ( Tant'è che persino se la storia, comunque perfettamente comprensibile, non è autonoma in sé, ho finito per regalarne una copia ). Non sono solo le figure nobili a brillare, l'autrice non fa alcuno sconto, per contraltare pure i tiranni giocano crudelmente tutte le loro carte e azzannano con lucida ferocia e fredda follia. Emerge sopra a tutti il temutissimo Giudice Amministratore; egli brilla come giaietto nero. Credo di non aver mai trovato un'altra figura tanto intrisa di squallida malvagità quanto questo personaggio. E pensare che alla sua prima apparizione sembrava un buffo piccolo tiranno. Infine non mi trovo affatto d'accordo con l'intro che parla con afflato aulico-sentimentale di "storia di regine". I protagonisti sono di tutti i tipi, per età, razza e genere, anzi a mio avviso è proprio un bimbo il principale protagonista del romanzo. Saluti
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