Il circo dei gatti di Vishnu

Dopo aver finalmente letto ‘Il fiume degli dei’, sono tornato a questo lungo racconto per verificare le impressioni avute anni fa. Ora i passaggi che ritenevo oscuri hanno acquisito un senso compiuto. Rispetto agli eventi narrati nel romanzo, questo lavoro si pone al contempo come prequel e sequel, concedendo una breve apparizione ad un personaggio che là era tra i protagonisti. Resta il finale tronco, cui (a mia conoscenza) McDonald non ha dato altrove sviluppo. Nella rilettura mi ha colpito che Vishnu ad un certo punto si proponga come scrittore di genere ‘popolare’, con l’intento (vano) di far intravedere nella sua opera i pericoli associati ai futuri progressi tecnologici: palese che in lui si rispecchi, con ironia e un fondo di amarezza, lo stesso autore. L’immagine che mi si è imposta con forza è quella delle baraccopoli in fiamme a fianco degli altri palazzi adibiti a contenere memorie, monoliti neri rivestiti di pannelli solari: è la rappresentazione esemplare della divaricazione tra (ricchi) digitali e (poveri) sconnessi. A distanza di anni, spero sempre che qualche editore si prenda la briga di tradurre tutti i racconti di ‘Cyberabad days’.

McDonald usa lo scenario dell'India per un racconto sulla post-umanita' di pregevole fattura. Tra modifiche gentetiche, IA e nanotecnologie, spicca l'idea di una societa' che procede a due velocita'. Ai 'cablati', abbastanza ricchi da accedere agli ultimi ritrovati della tecnologia, spetta il paradiso (virtuale o ultradimensionale), mentre alla massa dei poveri resta l'inferno di un mondo materiale in cui le risorse (acqua in primis) si fanno scarse. La qualita' della scrittura fa passare in secondo piano il finale tronco e alcuni passaggi ellittici (difetti forse dovuti al fatto che il racconto e' parte di una raccolta e si colloca nel solco narrativo di un romanzo inedito in Italia, 'River of Gods').