Il collegio di Santa Lucia per giovinette allevate dai lupi

Raccolta di racconti dal gusto surreale, dove il lettore entra ed esce dalla realtà per trovarsi in luoghi e situazioni dense, stordenti, dove ogni cosa è simile a ciò che conosce, ma mai uguale. Ingenui approcci alla vita si mescolano a torbidi singoli momenti che pare di aver tutti vissuto, eppure non sono mai proprio così, risultano sempre un poco diversi. Parte delle storie è collocata in una ambientazione che raccoglie situazioni diverse, senza mai proporre due volte la stessa location o i medesimi personaggi. Alcuni racconti sono davvero molto buoni, di ottima inventiva e condotti con cura tramite una narrazione chiara, ma vorticosa, che disorienta. Altri paiono incompiuti, trame stese a tavolino che non hanno incontrato una vena produttiva davvero creativa. Nel complesso, data l'inventiva e la varietà dei temi è un libro che merita di essere letto, è sempre interessante e permette di scoprire un'autrice che può fare strada. Nota: al contrario di qualche indicazione che ho trovato in libreria ed in internet, non è un libro per bambini, i temi e la scrittura sono da 15-16 anni in su. Forse si legge meglio da adulti.

Racconti strani, anzi, strampalati. L'autrice, originaria della Florida, nelle sue novelle senza conclusione si diverte a descrivere con lessico inventivo un mondo balzano e scombiccherato, raffigurato attraverso lo sguardo fantasioso, distorto e invariabilmente eccentrico tipico dei bambini e dei ragazzi, immancabili protagonisti delle dieci storie narrate nel libro. Verrebbe da catalogare le storie come racconti fantasy (e magari qualcuno l'ha pure fatto), ma in realtà, se non si fa caso alla fiorente ricchezza del linguaggio, alle descrizioni surreali e alle improbabili similitudini che arricchiscono la prosa della Russell, i fatti raccontati sono più reali di quanto non sembrerebbe a prima vista. Le situazioni sono affascinanti, e c'è una ricerca quasi programmatica di intrecci che destino stupore, anche se l'autrice sembra perdersi per strada ogni volta che, dopo aver immerso il lettore in una nuova stravagante vicenda, non sa (o non vuole) trovare una via d'uscita per i suoi personaggi, che vengono abbandonati bruscamente, molto prima di veder realizzati i loro propositi, o di essere giunti al termine delle loro odissee. Si fa fatica ad "entrare" nell'universo magico di ogni racconto, e quando si è finalmente in sintonia con l'ambiente caleidoscopico descritto dalla Russel, si viene bruscamente rigettati nella realtà quotidiana, perchè il racconto finisce senza una vera conclusione... è come scendere una scala che sprofonda in un pozzo buio a cui mancano i pioli per arrivare a toccare il fondo. Si colgono spunti della poesia onirica delle novelle di Ray Bradbury, ma anche fremiti di una ineffabile e morbosa sessualità, a metà strada tra Clive Barker e Anne Rice. Sono racconti che possono incantare e affascinare, ma spesso proprio questa loro incapacità di concludere il loro "volo" lascia addosso un senso di pigro distacco, come dopo un brusco risveglio. A tratti l'immaginazione della scrittrice che sembra più oggetto di calcolo che non di autentica ispirazione.