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Teoria degli infiniti
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Teoria degli infiniti - John Banville - copertina
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Teoria degli infiniti

Descrizione


Una giornata d'estate nella casa di campagna dei Godley. Una villa nobiliare in declino con una fonte considerata sacra, la stazione dei treni poco lontana e la verde Irlanda tutt'intorno. E un uomo che muore, forse. E Adam, il capofamiglia, che ha passato la vita a studiare l'infinito, e ora sta facendo i conti con la propria finitezza. Colpito da un ictus, è concentrato sui ricordi in una stanza in penombra al piano alto. E davanti gli sfilano famigliari e conoscenti. Ursula, sposata in seconde nozze, con la passione per la bottiglia. Il figlio Adam, grosso e goffo, come fosse incompiuto. La bella nuora Helen, attrice di teatro. Petra, la secondogenita, in uno stato di quasi permanente incomunicabilità. E il fidanzato di lei, Roddy, un dandy più attratto dalla fama dello studioso che dalla stravaganza della figlia. Eppure queste povere creature, con le loro banali vicende, in qualcuno suscitano invidia. Dall'infinità dei mondi a casa Godley sono giunti infatti gli antichi dèi greci, le più litigiose tra le divinità, stanchi di osservarli dall'alto, affascinati dal grande enigma che avvolge chi non è eterno e in cui vedono un possibile antidoto alla noia. Proprio a uno di loro, Ermes, John Banville affida il ruolo di voce narrante di questo pallido scorcio di storia terrena dove si incontrano uomini e numi spogliati del sacro, faceti e malandrini, a immagine degli esseri umani, di cui in parte sono costrutti.
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Dettagli

2011
1 giugno 2011
318 p., Brossura
9788860889744

Valutazioni e recensioni

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maurizio .mau. codogno
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In questo libro c'è una storia, più o meno. Meglio, ci sono tante storie interallacciate, ambientate in un futuro non meglio identificato e di per sé inutile - o se preferite un'ucronia, visto che le non meglio identificabili teorie degli infiniti del titolo permettono di avere energia a piacere, ma l'ambientazione potrebbe essere negli anni 1930 senza nessuna differenza pratica. Per dare un'idea, a un certo punto si scopre che l'automobile con cui il Adam junior va a prendere il suo amico (conoscente? rompiscatole?) ha come fonte di energia l'acqua marina; ma la casa non ha all'interno nulla di futuristico, o anche solo di presente. La voce narrante è quella del dio Hermes, tanto per mischiare ancora di più le cose, proprio come nel libro gli dèi si mischiano agli uomini. Detto tutto questo, almeno a me il libro è sembrato più che altro un grande esercizio di stile, nulla di più. Si legge in fretta, intendiamoci, ma una volta finito non è che ti lasci chissà cosa. Insomma, boh.

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Recensioni

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Voce della critica

  Erano più di vent'anni che John Banville meditava di scrivere un romanzo nabokoviano sulla vita di un personaggio con la mente di Gödel o di Einstein. Dopo tre libri su altrettanti uomini di scienza – Doctor Copernicus (1976), Kepler (1981) e The Newton Letter (1982) – e, più di recente, un Man Booker Prize vinto con The Sea nel 2005 (Il mare, Guanda, 2006), l'autore irlandese si è deciso infine a realizzare il suo antico progetto con Infinities. Abile riscrittura del mito di Anfitrione, la storia intreccia due vicende che si svolgono nella stessa tenuta di campagna, nel giro di una medesima notte: la morte di Adam Godley, un matematico che avrebbe dedicato l'intera vita allo studio della nozione di infinito, e i tentativi da parte di Zeus di possedere la sua bellissima nuora, di nome Helen. Come in tutte le versioni precedenti del mito, da Plauto a Kleist, il romanzo, che in realtà si presenta al lettore come un lungo monologo di Hermes, riflette sulla relazione inestricabile e conflittuale che lega l'umano al divino, il finito all'infinito. Banville sembra suggerirci che, al passaggio dall'antico al moderno, gli dei non abbiano abbandonato per sempre gli umani, ma, come ipotizzato a suo tempo da Heine, si siano semplicemente ritirati nelle loro dimore celesti, per meglio poter osservare, ascoltare, comprendere le loro creature. Ma in tale splendido isolamento non avrebbero saputo resistere a lungo. Dall'alto della loro infinita durata e perfezione, si sarebbero infatti accorti di invidiare terribilmente quell'altra forma d'infinito, seconda e minore – da qui il titolo Infinities, al plurale – che pure è racchiusa nel microcosmo di ogni vita mortale: la felicità appesa a un filo, il perituro appassire, l'imponderabilità del destino che grava su tutti gli umani. Libro sul significato del tempo e dell'eternità, Teoria degli infiniti racconta il collidere di due universi con un amore tutto nabokoviano per la parola e i suoi piaceri. Con il pregio abituale di una prosa tanto ricca quanto impeccabile, Banville sembra voler riprodurre nello stile lo stesso desiderio d'infinito che inseguono i suoi personaggi. Luigi Marfè  

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Conosci l'autore

John Banville

1945, Wexford

John Banville è nato a Wexford, in Irlanda, nel 1945. Banville è conosciuto per la sua prosa precisa e fredda, caratterizzata da un'inventiva Nabokoviana, e per l'umorismo nero del suo spesso malizioso narratore. Scrive nel «The New York Review of Books» fin dal 1990. Nel catalogo Guanda sono presenti: La spiegazione dei fatti, La notte di Keplero, Atena, L’intoccabile, Eclisse, L’invenzione del passato, Ritratti di Praga, Il mare (vincitore del Booker Prize 2005), Isola con fantasmi, La lettera di Newton, Teoria degli infiniti, Un giorno d'estate, Il buon informatore, Una educazione amorosa, False piste, La musica segreta, La chitarra blu, Il cerchio si chiude e, della serie dedicata all’anatomopatologo Quirke Dove è sempre notte, Un...

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