Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde

Siamo a Londra nel XIX secolo e assistiamo allo scontro con le due personalità di uno stesso individuo, il Dr. Henry Jekyll, che deve costantemente combattere con la parte oscura della sua individualità, Edward Hyde. Il primo rappresenta la parte onesta e umana di ogni individuo, il secondo la sua parte nascosta e malvagia. Hyde è puro male e la malvagità imprime nel suo aspetto un marchio di deformità e decadenza. Inoltre Hyde è più piccolo, più magro e più giovane di Jekyll. Queste differenze sono pure visibili nelle mani: quelle di Jekyll sono grandi, ferme, bianche e ben proporzionate; quelle di Jekyll invece magre, nodose, ricoperte di peli scuri. I due rappresentano la personalità binaria insita in ogni essere umano, cui spetta il compito di far prevalere la parte “buona” su quelle malvagia. Per un certo periodo non c’è prevalenza di uno rispetto all’altro, poiché una pozione permette a Jekyll di rientrare in se stesso quando Hyde prende il sopravvento per un certo periodo. Ma, a lungo andare, la pozione perde il suo effetto e Jekyll non è più in grado, bevendola, di rientrare nella sua parte umana. La morale di questo racconto è esplicita: ognuno di noi deve combattere con la dualità del nostro ego e cercare di far sì che la parte buona prevalga sulla parte disumana. Quando Jekyll si accorge che non può più rientrare in sé stesso e di cacciare nell’oscurità Hyde, il suo ego malvagio, non può far altro che prender una decisione drastica: si suicida. Breve racconto su cui aleggia un’atmosfera di tragedia e che non poteva avere altra conclusione che un dramma fatale. Dramma di rara potenza, raccontato con stile lucido e con trama stringata.