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Dopo aver letto (fino in fondo...) e apprezzato tanti romanzi di King, devo confessare che qui l'ho mollato dopo 150 faticosissime pagine. Sommando una trama prolissa, l'uso di un linguaggio che a voler essere buoni definirei "strano" e aggiungendo la solita fastidiosa traduzione di Dobner (Dio l'abbia in gloria...) per me è stata una completa delusione. Ammiro chi lo definisce un capolavoro, ma personalmente mi associo ai tanti che hanno stroncato questo libro.
Un King ai massimi livelli. Una storia struggente, terribile, spaventosa, dolcissima e meravigliosa. C'è l'orrore, la paura, l'inquietudine. Ma c'è anche la sublimazione di un amore immenso, eterno e alla fin fine paradossalmente normale. King è bravissimo a indagare il cuore oscuro di ogni autentico sentimento umano. E lo fa con la maestria di un grande scrittore e con l'intuizione umile, fresca e profonda di un grande uomo. La narrazione(multistrato, ricca di sfumature, metafore, parabole e significati reconditi), tutto sommato procede e si sviluppa in modo piacevole, rivelando ancora una volta(ne sentivamo il bisogno?) il talento innato dell'autore e la sua ritrovata "vena immaginifica". In conclusione, se avete voglia e tempo di spremervi un po' le meningi, leggetelo. Questo è un romanzo per molti, ma non per tutti.
Questo romanzo mi ha ricordato Mucchio D'Ossa: un inizio lento e introspettivo (pure troppo) che poi si snocciola in una trama sempre più coinvolgente. Nelle prime 100 pagine ho spesso considerato l'idea di mollare, ma per fortuna ho tenuto duro. La storia di Landon, suo padre e suo fratello è qualcosa che mi è rimasto dentro, così come la scena in cui Lisey parla per l'ultima volta col marito. Un libro pieno di pathos e di emozione, ho letto TUTTI i libri di King, e questo lo metto nei primi 15...
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