Un luogo senza tempo

L'evocazione del paesaggio è potentissima. La desolazione, le speranze del popolo che a un certo punto si è visto portare via l'ambiente in cui è vissuto da sempre, il sogno di una salvezza che deve arrivare. Molto bello a parte per alcuni punti in cui le descrizioni diventavano prolisse e rallentavano la lettura.

Come gli altri capitoli anche "un luogo senza tempo" non è di facile lettura. Anche qui Canopus guida i Rappresentanti dello sfortunato Pianeta 8 alla ricerca di se stessi e del ruolo che hanno con il tutto. Bellissima la postfazione della Lessing

I primi tre libri del ciclo "Canopus in Argo: Archivi" consegnano al lettore una lettura dai caratteri peculiari, il cui elemento più positivo - a mio avviso - è proprio la capacità di destabilizzare chi segue le narrazioni e, lungo l'intero processo, trovare spunti e soprattutto aperture di sguardo spesso inattese e utili a risolvere la condizione difficile così formata. Il quarto libro del ciclo, "The Making of the Representative for Planet 8" (tradotto in italiano con "Un Luogo Senza Tempo) è un libro a mio avviso più difficile da affrontare perché questi elementi, e in particolare il meccanismo dello spaesamento e dell'acquisizione di sguardi più ampi fatica per quasi due terzi del romanzo: i dialoghi, dalla stranezza giustamente aliena, a volte assumono una ridondanza pesante. Vanno aggiunte alcune difficoltà di traduzione segnalate nell'introduzione posta in apertura al libro. Nonostante questo novero di elementi non pienamente positivi, il libro porta però a casa il risultato sperato: dal finale eccezionale e brillante, "Un Luogo senza Tempo" costruisce, come gli altri libri che lo precedono, una storia con forti messaggi che può essere fatta propria contro le chiusure e le rigidità dei contesti in cui ci troviamo a volte costretti.