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Contro il giorno - Thomas Pynchon - copertina
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Contro il giorno

Descrizione


In un mondo su cui, ancora una volta, incombono catastrofi - il crollo del campanile di San Marco, l'asteroide di Tunguska, la Prima guerra mondiale - si inseguono anarchici, giocatori d'azzardo, milionari, matematici, scienziati eretici, antesignane del libero amore, sciamani, sensitivi, aeronauti e killer prezzolati. Sono impegnati in un caleidoscopio di avventure - tra l'Esposizione Mondiale di Chicago nel 1893 e il Messico infuocato dalla rivoluzione, tra la Hollywood del cinema muto e i Balcani, tra Parigi, Vienna e luoghi difficili da trovare sull'atlante - che raccontano l'avidità senza freni del capitalismo globale, la falsa religiosità, l'ottimismo ingiustificato e il sogno irraggiungibile dell'utopia. Ogni riferimento al nostro tempo è puramente casuale. Con questo romanzo monumentale e trascinante, che giunge dopo dieci anni di silenzio, Thomas Pynchon non descrive il mondo com'è, ma come potrebbe essere con appena qualche ritocco. Alcuni si ostinano a credere che sia questo uno degli scopi principali della letteratura.
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Dettagli

2009
1127 p., Rilegato
9788817025805

Valutazioni e recensioni

4/5
Recensioni: 4/5
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Giuseppe Russo
Recensioni: 4/5

Pubblicato nel 2006, dopo un lungo periodo di silenzio, «Against the Day» è una notevole operazione squisitamente pynchoniana nella quale l'autore riesce ancora una volta a delineare una dimensione storica parallela a quella conosciuta e per molti versi più ricca di senso perché, per quanto caotica, è pur sempre chiusa su se stessa. Usando diversi assi logici, Pynchon disegna una trama fatta soprattutto di fughe da un baricentro ipotetico, che credo debba individuarsi nel mistero del meteorite scoppiato sui cieli di Tunguska nel 1908. Il fatto che i personaggi principali viaggino su improbabili velivoli rifiutandosi di atterrare, è l'elemento simbolico che meglio mostra come si tratti di un libro-tangente alla realtà: i protagonisti si avvicinano al nostro mondo, ma non lo toccano mai, come nella teoria astrofisica delle brane. Una volta azionata questa giostra di prospettive (che bisogna accettare com'è altrimenti ci si perde nella vana ricerca di una narrazione portante), si comprende come il romanzo svolga in realtà una complessa riflessione sul tempo e sulla sua consistenza ontologica. Forse avrebbe potuto farlo anche in 500 pagine anziché in 1.100, ma Pynchon è ipertrofico in tutto. Lui è fatto così!

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Latinese
Recensioni: 5/5

Ernesto, non sono d'accordo. Io questo libro lo considero proprio un capolavoro. Ed è un peccato che non lo si vada a leggere; forse perché la gente si fa spaventare dalla lunghezza, forse perché in Italia tutti si riempiono la bocca con Pynchon (voglio dire tutti quelli che fanno gli intenditori di letteratura), ma poi pochi se lo vanno a leggere, la maggior parte si ferma all'Incanto del lotto 49... insomma, a me è sembrato Pynchon al meglio della forma, con tutti gli anni che ha riesce sempre a colpire nel segno. Questo poi è proprio un romanzo politico: Scarsdale Vibe è il capitalismo internazionale di oggi, e gli anarchici sono le sue vittime (nel romanzo si fa chiaramente il discorso di attentati e atti terroristici che vengono imputati agli anarchici anche se poi loro non c'entravano niente, e questo mi ricorda un certo Pinelli, mai sentito nominare?). Comunque è un libro di grande importanza, che non si può sminuire come hai fatto tu.

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Vittorio Caffè
Recensioni: 4/5

Ah, ci siamo accorti che questo romanzo non è L'arcobaleno della gravità? E grazie, infatti il titolo è un altro ed è stato pubblicato più di trent'anni dopo. Scherzi a parte: a me non pare così scadente. Certo l'Arcobaleno aveva tutto il fascino della novità, ma se non altro lo stile di Pynchon nel frattempo si è fatto ancor più prezioso e raffinato. Se il Mason & Dixon si è inventato un inglese del Settecento riveduto e aggiornato per la fine del II millennio, qui lo scrittore si cimenta (non so fino a che punto si possa cogliere in traduzione) in un inglese vittoriano anche questo riveduto e aggiornato, e già questo sarebbe un tour de force spettacolare. Inoltre: il romanzo è uno strano mix di western, fantascienza alla Wells e Verne, romanzo d'appendice, melodramma, e in questo strano ibrido parla della Jugoslavia, dell'11 Settembre, della Guerra del Golfo, e di tante altre cose. Va preso per quel che è, una grande fantasmagoria di un secolo passato (l'Ottocento) che profetizza il secolo a venire (questo, il ventunesimo). Non sarà il massimo che Pynchon ha saputo dare, ma la seconda scelta di questo scrittore è sempre al di sopra del meglio di tanti altri...

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Conosci l'autore

Thomas Pynchon

1937, Glen Cove, NY

Thomas Pynchon è uno dei maggiori scrittori del nostro tempo ed è considerato uno dei massimi rappresentanti della letteratura postmoderna. Schivo e refrattario, vive lontano dai riflettori e di lui si hanno solo pochissime foto. Si iscrive alla Cornwell University, ma abbandona per arruolarsi in marina. Ha pubblicato il suo primo racconto nel 1959 nella rivista dell'Università.È autore di un libro di racconti, Un lento apprendistato (E/O 1984-Einaudi 2007), e di vari romanzi: V.(Rizzoli 1963-2009), L’incanto del lotto 49 (E/O 1966-1998), L’arcobaleno della gravità (Rizzoli 1973-2007), Vineland (Rizzoli 1990-2000),  Mason & Dixon (Rizzoli 1998-2009), Contro il giorno (Rizzoli 2009), Vizio di forma (Einaudi 2011, da cui nel 2015 è...

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