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Otto anni e 21 giorni. Il mio impegno di solidarietà in Iraq - Simona Torretta - copertina
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Otto anni e 21 giorni. Il mio impegno di solidarietà in Iraq
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Otto anni e 21 giorni. Il mio impegno di solidarietà in Iraq - Simona Torretta - copertina
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Descrizione


Nel settembre 2004, il rapimento in Iraq di due giovani volontarie italiane, Simona Torretta e Simona Pari, ha tenuto col fiato sospeso l'opinione pubblica, non solo italiana. Simona Torretta racconta il suo rapporto decennale con l'Iraq, oppresso dalla dittatura di Saddam Hussein e dall'embargo, e poi vittima di una guerra che ha seminato morte tra la popolazione civile. Racconta le storie delle persone che ha conosciuto, i colloqui con le autorità religiose, i professori universitari, le donne che lottano per i propri diritti e la sopravvivenza delle proprie famiglie, convinta che solo la concreta solidarietà tra i popoli possa condurre a una vera pace. E il rapimento subìto non ha inficiato questa certezza.
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Dettagli

2005
189 p., Brossura
9788817007801

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samira
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Bello. Scorrevole, vivo, permette di conoscere l'Iraq ed il suo popolo da una prospettiva molto diversa da quella offerta dai massmedia. Da regalare (io l'ho già fatto).

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Giorgio
Recensioni: 4/5

Nel sett. 2004 anch’io, come tutti, fui molto toccato dalla vicenda del rapimento di Simona Pari e Simona Torretta, le due cooperanti italiane. Avevano appena ucciso Baldoni, ora i terroristi rapivano anche due ragazze che da anni lavoravano in Iraq in nome della solidarietà. Poi ci furono i giorni degli appelli, delle manifestazioni, della paura. Poi finalmente la liberazione. Fu una vicenda, nel quadro dell’inferno della guerra, particolarmente angosciante. Così, quando ho visto in biblioteca il libro della Torretta, l’ho preso subito. Mi aspettavo di leggere soprattutto il resoconto di quei giorni drammatici; invece no: il libro racconta soprattutto della situazione dell’Iraq negli anni precedenti la guerra, gli anni dell’embargo, e poi dei mesi della guerra, dell’invasione, della sconfitta di Saddam, quindi dei mesi successivi all’annunciata “fine” della guerra. Sì, tra un capitolo e l’altro racconta anche le fasi del sequestro, ma nell’economia del libro le pagine dedicate alla cronaca del rapimento sono poche, essenziali. Alla Torretta interessa di più raccontare le ragioni del suo impegno precedente, la situazione di un popolo schiacciato dalla dittatura e dall’embargo prima, poi dalla guerra, che ha provocato anche l’emergere del terrorismo (in Iraq prima della guerra non c’era). E nel libro la sua denuncia dell’inutilità della guerra, anzi, della sua perniciosità, viene non da una posizione ideologica, ma dalla constatazione quotidiana dei danni che ne derivano alla popolazione, in particolare alle fasce più deboli, del violento abbattimento degli equilibri sociali, con il dissesto che ne consegue, di cui poco si cura l’esercito USA. Un utile libro-testimonianza, insomma, che racconta le difficoltà quotidiane di un popolo, vissute a fianco della gente da una ragazza che da otto anni era attiva in un impegno di solidarietà a Baghdad, convinta che solo la solidarietà tra i popoli possa condurre alla pace. Ed è una convinzione che il rapimento non ha incrinato, ma ha forse, piuttosto, rafforzato.

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