La sala da ballo

Era una giornata tiepida e bella. Camminava adagio, con cautela, sulla terra arata. Il viottolo era costeggiato da pascoli, e i pascoli erano pieni di mucche che poltrivano al sole. Tra le pietre dei muri sgretolati crescevano i fiori selvatici dell'estate. Tutto era verde. Da qualche parte, al margine delle cose, le arrivava il profumo del mare. Vide la casa dopo avere svoltato l'angolo: bassa e lunga, con tre finestre sulla facciata. Imbiancata a calce. Una casa ben tenuta, circondata da un podere dove gli alti steli degli ortaggi crescevano in filari, pronti per essere raccolti. In un fienile vicino un uomo lavorava in cima a una scala, e il tintinnio del martello riecheggiava nell'aria. Si fermò. Prese il fiato. Non l'aveva ancora vista. Non si aspettava di trovarlo lì. Chissà perché, aveva sperato di aver tempo per vedere la casa, avvertirne la presenza, domandarsi se era davvero quello il posto. Nell'osservare l'uomo, la fluidità dei suoi gesti, il movimento del braccio mentre lavorava, si sentì invadere dalla paura. L'avrebbe riconosciuta, dopo tutti quegli anni? L'avrebbe ringraziata per aver disturbato la sua quiete? Abbassò lo sguardo su di sé. Si era vestita con cura quella mattina, eppure a un tratto le pareva tutto sbagliato: le scarpe troppo strette, il colore dell'abito troppo vistoso. Il cappello troppo elegante per una giornata calda. Ormai era tardi per tornare indietro. Lui avrebbe saputo che era stata qui.