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Una storia per l'essere tempo - Ruth Ozeki - copertina
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Una storia per l'essere tempo
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Una storia per l'essere tempo - Ruth Ozeki - copertina
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Descrizione


A Tokyo, la sedicenne Nao crede che ci sia una sola via di fuga dalla sua dolorosa solitudine e dal bullismo dei compagni di classe. Ma prima di farla finita, si ripropone di raccontare la vita della sua bisnonna, una monaca buddhista ultracentenaria. Un diario è il suo unico passatempo, un diario che toccherà molte vite in modi che Nao non immagina neppure. Sull'altra sponda del Pacifico troviamo Ruth, scrittrice che vive su un'isola sperduta e che rinviene una serie di oggetti dentro un contenitore per il pranzo di Hello Kitty, portato a riva dalle onde. Che si tratti di un relitto del devastante tsunami del 2011? A man a mano che ne emerge l'importanza del contenuto, Ruth si lascia trascinare nel passato, nel dramma di Nao e nel suo destino ignoto, e contemporaneamente in avanti, nel proprio futuro. In questo romanzo a due voci incentrato sul rapporto tra scrittore e lettore, passato e presente, realtà e finzione, che attinge alla fisica quantistica, alla storia e al mito, Ruth Ozeki attinge alla fisica quantistica, alla storia e al mito. Diviso tra Canada e Giappone, di cui restituisce le atmosfere e i risvolti più tragici, "Una storia per l'essere tempo" è il ritratto di tre donne molto diverse tra loro. Un racconto sulla natura umana e sulla ricerca del proprio posto nel mondo.
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Dettagli

2013
26 settembre 2013
448 p., Brossura
9788862208123

Valutazioni e recensioni

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Titti
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Libro interessante solo metà. È infatti suddiviso in 2 parti che si susseguono nello svolgimento della trama, di cui le protagoniste sono la canadese ruth, scrittrice in piena crisi creativa, e l'adolescente giapponese Naoko, vittima di bullismo e testimone di una non facile situazione familiare. Se la seconda può risultare un personaggio interessante, e la trama si svolge bene pur se in alcuni passaggi si deve necessariamente sospendere l'incredulità, Ruth è invece un personaggio privo di alcun mordente e anzi assolutamente banale nella sua non-descrizione. Non si capisce perché dovrebbe importarci di questa pseudo scrittrice che non ha davvero nulla da dire, e del suo a dir poco inverosimile marito, che con le sue battute, non fa riflettere come l'autrice avrebbe voluto, bensì solo far cadere le braccia per la stupidità dei loro scambi di battute. Ah e da dire che non c'è nessun collegamento tra le 2 protagoniste sennonché la prima trova il diaro della seconda e comincia a leggerlo. Sconsigliato

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Voce della critica

  "Ciao! Mi chiamo Nao e sono un essere tempo. Sai che cos'è un essere tempo? Allora, dammi un minuto e te lo spiego. Un essere tempo è qualcuno che vive nel tempo, quindi tu e io e tutti quelli che sono, furono e saranno". Queste prime righe sono già un'indicazione di rotta: la storia di Nao è anche la storia di Ruth, l'io narrante che porta il nome dell'autrice, perché non vi sono distinzioni tra chi esiste nel tempo, tra "tutti quelli che sono, furono e saranno". L'omonimia tra la scrittrice e il suo personaggio (che pure fa la scrittrice) opera nello stesso senso perché suscita una sensazione di spaesamento (stiamo leggendo un racconto d'invenzione oppure autobiografico?) destinata a sfumare nell'acquisita consapevolezza, da parte del lettore, di starsi muovendo all'interno di una storia che gli interessa in quanto gli appartiene. Il sonnolento esilio di Ruth in una piccola isola del Canada è interrotto quando il mare le consegna uno strano sacchetto contenente un diario, delle lettere e alcuni oggetti. Il diario arriva dal Giappone e raccoglie, sotto le sembianze di un volume della Recherche, i pensieri tormentati di una sedicenne troppo sensibile. Racconta le sue giornate divise tra l'atmosfera deprimente della casa in cui vive (il padre Haruki, un tempo brillante informatico della Silicon Valley, è adesso disoccupato, a Tokyo, e coltiva "l'hobby del suicidio"), i ripetuti episodi di bullismo che subisce a scuola e i ricordi dell'estate trascorsa con la bisnonna Jiko, una monaca zen ultracentenaria che serba dentro di sé la memoria di un passato dolorosissimo e tuttavia conosce il semplice segreto della felicità. La narrazione procede alternando la storia di Nao e quella di Ruth, mentre sullo sfondo s'intravedono e s'intrecciano due degli eventi più catastrofici nella storia del Giappone moderno: la seconda guerra mondiale e lo tsunami del 2011. Nao, che con in mente un proposito suicida scrive da un maid café di Akihabara e non sa ancora che di lì a qualche anno il Tōhoku sarà devastato da un violento terremoto e dalla successiva onda anomala, si rivolge a Ruth senza conoscerla, ma indovinando molto di lei. Quest'ultima, nel pieno di un blocco creativo che dura ormai da troppo, è colpita dal racconto della ragazza sino a provare l'istintivo desiderio di salvarle la vita. Ma in questa storia attraverso il tempo (quindi senza tempo, come probabilmente la definirebbe Jiko, con la sua saggia ironia) tutto si gioca su ciò che è perso e poi ritrovato, su partenze e ritorni, lungo la sottile linea di demarcazione tra realtà e fantasia, tra il sé e l'altro da sé. Nao, Haruki e Jiko sembrano fatti della sostanza effimera dei sogni o dei ricordi, l'isola di Ruth è a sua volta uno spazio sospeso, dove l'efficienza del presente più e più volte si deve arrendere alla durezza di una natura primordiale. Il risultato è una narrazione lieve ma profonda, spiritosa a tratti e spesso malinconica, che estende al lettore il privilegio e la responsabilità di Ruth, di immaginare Nao attraverso le parole ed esserne a sua volta immaginata. Perché del resto cosa sono le parole, se non un debito?: "Le ereditiamo. Le prendiamo a prestito. Le usiamo per un certo periodo, per riportare in vita i morti".     Gala Maria Follaco

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La recensione di IBS


Ruth, una scrittrice che vive su un’isola nell’Oceano Pacifico canadese. Il suo nome è lo stesso della scrittrice e, come per la Ozeki, anche la Ruth del romanzo ha un genitore giapponese.
Naoko, sedicenne di Tokyo che vive male il suo essere giapponese: è cresciuta negli Stati Uniti dove suo padre aveva un lavoro molto soddisfacente nella Sylicon Valley finché la crisi del settore lo ha obbligato a tornare in patria. Jiko, l’ultracentenaria bisnonna di Naoko, monaca buddista in un tempio sulla costa che nel 2011 è stata spazzata dallo tsunami.
Haruki Primo, figlio di Jiko e zio del padre di Naoko, pilota kamikaze morto negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale facendo saltare in aria una nave americana.
Haruki Secondo, padre di Naoko, uomo debole che non riesce a trovare lavoro al suo ritorno in Giappone e cerca - maldestramente - di suicidarsi più di una volta.
Sono questi personaggi principali del romanzo “Una storia per l’essere tempo” di Ruth Ozaki, uno dei romanzi finalisti al Man Booker Prize 2013. E tuttavia il protagonista assoluto, unificatore delle diverse storie, è il tempo, inafferrabile, insondabile, plurimo.
“Mi chiamo Nao e sono un essere tempo”, esordisce la ragazzina giapponese (osservate che il suo nome è assonante con now, adesso), per poi spiegare, “Un essere tempo è qualcuno che vive nel tempo, quindi tu e io e tutti quelli che sono, furono e saranno.” Nao scrive un diario nascondendolo dentro la copertina di un romanzo famosissimo ma che lei non conosce e che ha molto a che fare con il tempo, La ricerca del tempo perduto di Proust.
Il diario di Nao diventerà una sorta di messaggio nella bottiglia scagliato attraverso il tempo: Ruth lo trova, in un sacchetto di plastica, sulla spiaggia dell’isola e può solo supporre che sia uno dei tanti oggetti strappati dallo tsunami che ha colpito il Giappone l’11 marzo 2011.
Non c’è solo il diario nel contenitore della merenda Hello Kitty (anche Kitty è un essere tempo, mito di parecchie generazioni di bambine) che ha protetto il contenuto dall’infradiciamento. C’è un pacchetto di lettere scritte in giapponese e un vecchio orologio dell’aviazione che sembra essersi fermato, ma, no, continua a segnare il tempo, basta dargli la carica, come nei bravi orologi senza tempo di una volta.
Il lettore legge le pagine scritte da Nao insieme a Ruth - di certo, però, ascoltando Nao raccontare in prima persona nel tempo del presente vissuto da lei stessa, ha l’impressione di saperne di più di Ruth, la scrittrice che forse ha trovato un soggetto per un romanzo, e la storia di Nao è più appassionante degli intermezzi in cui Ruth è protagonista, insieme al marito e al gatto, in condizioni atmosferiche che ricordano pallidamente la furia dello tsunami.
La storia di Nao è molto ricca - il ricordo della Sylicon Valley che diventa una valle dell’Eden, il bullismo patito a scuola con compagni crudeli (e insegnanti conniventi), l’umiliazione per il padre disoccupato, la lezione del Budda appresa durante i mesi passati con la bisnonna nel suo monastero. La vecchia Jiko sembra aver superato i limiti del tempo con la decisione di radersi il capo e farsi monaca: le era arrivata la comunicazione della morte del figlio Haruki Primo.
La storia della vita e della morte di Haruki Primo, arruolato suo malgrado negli ultimi disperati mesi di guerra, è un piccolo gioiello incastonato nell’altra storia. Le sue lettere diranno alla madre una verità smentita dal suo diario segreto scritto in francese, e la sua immagine verrà capovolta - quale delle due sia quella del vero eroe dipende dalla prospettiva da cui la si guarda. E la stessa cosa avverrà per l’altro Haruki, il padre di Nao. Anche l’immagine che ci siamo fatti di lui sarà capovolta attraverso rivelazioni che leggiamo nella posta elettronica (segno del cambiamento dei tempi, con la sottile ironia del paradosso per cui lettere su carta scritte più di mezzo secolo fa sono ancora lì davanti ai nostri occhi, mentre missive affidate alla rete possono scomparire senza lasciare traccia): forse quest’uomo tormentato che non riusciva ad uccidersi non era un fallito, forse era un eroe misconosciuto che assomigliava al leggendario zio senza saperlo. Ed è ancora il filo di seta del tempo, forte e invisibile, ad unire i due uomini della stessa famiglia.
Così come ha unito due donne che non si conoscono e che abitano in due paesi lontani e con una diversa cultura. O due mondi alternativi, l’uno accanto all’altro. O la scrittrice che racconta la storia di una ragazza che racconta la sua, di storia, e noi lettori, simili a Ruth che legge di Naoko, in un cerchio infinito di tempo.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Ruth Ozeki

1956, New Haven (Connecticut)

È nata in Connecticut da padre americano e madre giapponese. Scrittrice pluripremiata e monaca buddhista zen (dal giugno 2010), Ruth Ozeki è regista di numerosi film indipendenti che sono stati acclamatissimi dalla critica. Affiliata del Brooklyn Zen Center, vive tra New York e Vancouver. È autrice di romanzi: My Year of Meats (1998), tradotto in Italia con il titolo Carne e pubblicato da Einaudi nel 1998, con cu ha vinto il Kiriyama Pacific Rim Award, il Imus/Barnes and Noble American Book Award, e lo Special Jury Prize of the World Cookbook Awards a Versailles; All Over Creation (2002), cui è stato attribuito il Willa Literary Award for Contemporary Fiction (non pubblicato in Italia); e A Tale for the Time Being (2013), finalista al Man Booker Prize nel 2013,...

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