Un secolo di archeologia biblica

scheda di Fiorina, P. L'Indice del 1999, n. 05

Il saggio di Moorey rappresenta un tentativo di districarsi tra le varie scuole di pensiero che hanno segnato la storia dell’archeologia biblica e le discipline che si occupano di convalidare l’autenticità dei testi biblici. Dopo un’introduzione sulla nascita di questa disciplina e sulle motivazioni che l’hanno portata, dal 1800 al 1890, alla riscoperta dell’antico Egitto, dell’Assiria, della Mesopotamia e della Palestina, si giunge a tracciare un quadro sui primi contrasti che esistettero tra realtà di scavo e testi. Contrasti che portarono comunque a una ridefinizione dell’archeologia biblica: gli scavi di Roland de Vaux sulle sponde del Mar Morto, della Kenyon a Gerico introdussero infatti nuovi metodi di ricerca. L’inizio dell’attività archeologica in Israele indusse molti archeologi israeliani a dedicarsi principalmente a siti e a monumenti importanti per la storia ebraica. Questa impostazione ideologica è stata corretta da scuole diverse a da differenti archeologici che sono giunti negli anni ottanta a una riformulazione dell’archeologia biblica. Le due impostazioni sono comunque ancora presenti nell’archeologia che si occupa della Palestina. Il testo è suddiviso in sei capitoli ed è seguito da venticinque tavole, di grande suggestione, che contemplano vecchie fotografie di missioni di scavo e di oggetti da esse provenienti; una bibliografia sintetica occupa l’ultima pagina del libro.