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lo trovo molto interessante ed utile
Qualcuno dovrebbe prima spiegarlo a lui, ma probabilmente l'autore si rivelerebbe troppo razzista per capire: perfino un leghista è più tollerante. L'autore nella prefazione dichiara il libro destinato a ragazzini di 8-14 anni ma utile anche agli adulti. Io credo che non lo si dovrebbe leggere senza avere accanto chi può raddrizzare le storture interpretative e la visione unilaterale dei fatti. E' talmente di parte da risultare dannoso per l'integrazione, che è il vero tema dello scritto; non il razzismo, usato solo come porta d'ingresso. Esalta tolleranza e comprensione, ma più di una volta emergono il razzismo dell'autore, con giudizi netti (l'insegnante ha sbagliato, i bambini meticci sono più belli, è un porco, i razzisti come handicappati) e molto discutibili; per condannare il razzismo non si riflette su legittime diversità di pensiero ed il sacrosanto (qui mai considerato) relativismo culturale. Afferma che non esistono razze umane in funzione del colore, ma poi il razzismo è quasi sempre descritto come i bianchi verso qualcuno. Ci sono poi errori storici ed interpretativi gravi: le crociate come comportamento razzista; il colonialismo descritto con la più banale retorica terzomondista; l'esclusione del ruolo della religione (perché oggi l'islam è più razzista del cristianesimo?); parla di antisemitismo ed islamofobia e non cita il reciproco (spesso più violento) verso i cristiani, come se non esistessero comportamenti razzisti specifici da parte degli arabi/musulmani; per il razzismo dei giovani è quasi del tutto responsabilizzata la scuola e le istituzioni francesi che non fanno abbastanza per l'integrazione; indigeno come parola dai connotati razzisti (??); i palestinesi vittime, gli israeliani carnefici; gli islamisti sbagliano, ma non sono kamikaze bensì martiri, e diventano tali per colpa del contesto in cui si trovano (l'occupazione israeliana). Un libretto terribile.
A dieci anni dalla pubblicazione di questo sintetico opuscoletto, il tema del razzismo si pone come questione urgente, specialmente dopo gli ultimi episodi della cronaca italiana. Lo scrittore francese, di origine marocchina, cerca di spiegare con parole semplici e generelizzazioni efficaci (non sempre corrette: hutu e tutsi non sono due etnie diverse, ma si tratta della stessa popolazione divisa dai dominatori belgi per sottometterla meglio) le ragioni e le origini dell'odio razziale, non in uno stile pomposo, trattatistico, ma con brachilogie, al fine di esaudire le richieste di chiarimento di sua figlia di 13 anni. Ne risulta un testo leggero, semplice, ma al tempo stesso impegnativo e pregnante. Due le acquisizioni fondamentali che incontrano la mia netta approvazione: 1. i bambini non nascono razzisti, ma lo diventano per motivi legati alla educazione impartitagli e 2. i meticci sono sempre belli: "è la mescolanza che crea la bellezza".
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