Malvarosa

Terzo libro dell'autore in ordine di lettura. Continuo a preferire I fuochi del Basento. Nelle storie del nostro tempo, a mio avviso, Nigro perde un po' del suo fascino. Non lo consiglierei, anche se l'autore lucano-pugliese sa tenere i fili delle storie molto stretti e li gestisce con buona capacità narrativa. La vita di Eustà mi sembra però un po' troppo "sforzata", mentre riescono alla perfezione i ritratti dei coprotagonisti. Una specialità "difficile" di Nigro sono tutti quei nomi e soprannomi che appesantiscono la lettura.Forse le peculiarità di una storia e di un luogo potrebbero lasciare il segno anche senza. Continuerò a leggere altri suoi romanzi perché è un autore profondo e abile che crede nel potere educativo e seducente della memoria.

Ho cominciato a leggere Malvarosa pensando di imbattermi nel solito libro fatto di luoghi comuni sui meridionali (nonostante la meridionalità dell'autore!), di caos, e di dialetti...che stupido! Il libro è bellissimo, lo consiglio davvero vivamente, perchè c'è davvero la Basilicata dentro, c'è Metaponto, c'è Ferrandina (io sono ferrandinese, e cerco di capire dove possa essere il salumificio!), c'è il bisogno della fuga, ci sono gli affetti e i drammi, c'è la cultura e la vita vera...Nigro davvero mi ha commosso. Questo libro andrebbe letto nelle scuole, per rinnovare nei giovani il senso di appartenenza e la voglia di libertà, il bisogno della fuga e il necessario ritorno alle proprie origini. Leggetelo!

Un romanzo notevole e appassionante, che affronta con mano sicura temi irrisolti e rischiosi: il Sud, l'immigrazione, l'integrazione, la cultura, il lavoro.