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Il giocatore. Ediz. integrale - Fëdor Dostoevskij - copertina
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Descrizione


"Il giocatore", romanzo breve pubblicato nel 1867, è ambientato in una città termale della Germania, Roulettenburg, nome di fantasia, forse ispirato alla località di Wiesbaden, dove Dostoevskij risiedette nel 1863 e dove cominciò a giocare alla roulette. In esso l'autore accantona momentaneamente i grandi temi religiosi e filosofici. Il racconto, in parte autobiografico, non è tuttavia disgiunto da un profondo impegno psicologico. Dostoevskij analizza la condizione ossessiva del giocatore d'azzardo attraverso le vicende del protagonista Aleksej Ivanoviè che, innamorato della giovane e capricciosa Polina, finisce per diventare un giocatore di professione. Come tutti i suoi romanzi, fonte di potente suggestione, anche quest'opera si fonda sulla vastità e complessità dell'ordito narrativo, in cui il tumultuoso e incoerente intrecciarsi delle vicende determina un intenso clima drammatico e una profonda ricerca psicologica.
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Dettagli

2019
22 agosto 2019
XLVIII-206 p., Brossura
9788818033472

Valutazioni e recensioni

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millie
Recensioni: 3/5

Ogni volta che incontro Dostoevskij ho la sensazione di entrare in un mondo deformato ,dove le follie degli uomini sono in rilievo e dominano su tutto il resto .Ne"I demoni", mi pareva di aggirarmi in luoghi oscuri, in cantine maleodoranti di umidita' ..nelle stanze di Barbablu'.I segreti svelati, poi, erano lucidi come lame di coltello .Un racconto lento, sussurrato. Ne "Il giocatore" il ritmo e' rapido e si ' e in pieno sole.Si viene afferrati , trascinati, in un vortice di ventoso e ci si chiede subito - Cosa sta accadendo? Dove mi si conduce?- C'e' una bestia immonda seduta tra le pagine del libro: ha la bocca spalancata e risucchia chiunque troppo le si avvicini. E' la bestia del gioco , la piu' alienante delle tossicodipendenze.Il vizio e la sua assurdita' si fanno persona , si palesano in primis nella vieille babulinka,la nonna .Ella ,in punto di morte ,nei capitoli iniziali , giunge inaspettata a Ruletenburg.Uno scherzo.Imprevisto imprevedibile.Antonida Vasilevna Taraseviceva, la babulinka..si trasforma , come per stregoneria, in una "bambina che fa a pezzi le sue bambole" :cette vieille est tombé en enfance!.Si rovina alla roulette.Vince, vince moltissimo e , poi, la bestia immonda , che , sempre , blandisce e lascia intravvedere la facilita' del mezzo per risolvere la propria esistenza, le si rivolta contro.Perde, perde moltissimo e non solo in termini di danaro .Non e' piu' la straordinaria e bizzarra generalessa che mobilita l'attenzione degli ospiti dell'Hotel.E' la vecchia pazza, rimbambita ;preda di polacchini che le sottraggono le vincite , uno strano bestiario che ruota intorno ai giocatori per suggere dalla bocca del Vizio gli avanzi del gioco. Chi gioca non aspira al danaro.Vuole diventare visibile -io domino la bestia, io vinco, io cavalco la tempesta e ne sono ricompensato - . Non c'e' piu distinzione tra russo , francese, inglese, tra meschino ucitel ( maestro)e principe. Ed e ' , quindi , la volta del protagonista. Perde tutto: la sua lucida e cinica intelligenza( cosi' russa )

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Simone
Recensioni: 2/5

Uno dei racconti peggiori di dostoevskij, semplicemente perchè la narrazione degli eventi prende il sopravvento sulla sottile indagine psicologica propria dell'autore, cmq godibile ma con finale deludente. Il voto è relativo alla media di dostoevskij

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ARita
Recensioni: 5/5

Un libro che è contemporaneamente un romanzo, un saggio di psicologia e una favola dai toni sfumati e surreali, dominata dalla personalità del protagonista, succube di una passione, quella per il gioco, della cui intensità si renderà conto tardi, ma che segnerà tutta la sua vita futura.

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Fëdor Dostoevskij

1821, Mosca

Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e D. venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo libro, il romanzo Povera gente (1846), che ebbe gli elogi di critici come Belinskij e Nekrasov, rivela già l’attenzione pietosa di D. per...

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