La mia casa a Damasco

Studiosa della cultura mediorientale e della lingua araba, con un andamento piuttosto lineare e con dialoghi in larga parte in forma indiretta Diana Darke rievoca i suoi ricordi e le sue crescenti emozioni relativi all’acquisto e alla ristrutturazione di una casa di Damasco situata in un vicolo della Città Vecchia, un sogno realizzato con ostinazione nonostante gli intoppi burocratici dovuti alla disorganizzazione e alla diffusa corruzione del Paese e spesso superati attraverso tangenti al funzionario di turno; memorie che si intrecciano con la storia lontana della Siria assieme a notazioni sparse di archeologia, linguistica, religione e architettura. Le descrizioni vivide del restauro trasmettono la fragranza del gelsomino, il gorgoglio di fontane, i colori della buganvillea, i richiami dei muezzin, oltre alla magia di una dimora che con il suo giardino, i soffitti, le nicchie e le piastrelle costituisce un viaggio nel tempo andato – al contrario delle moderne abitazioni sgargianti e volgari dei nuovi ricchi – e soprattutto un rasserenante rifugio dall’esterno caotico, violento e sanguinoso di una guerra di tutti contro tutti che lambisce l’abitazione; conflitto del quale non è facile disegnare i confini e la cui cronaca spietata l’Autrice riporta estensivamente e con dolore.

Ingredienti: una giornalista in Siria tra il 2005 e il 2014, una casa da comprare e ristrutturare in centro a Damasco, una dimora come specchio di un’intera nazione ospitale e contesa, un popolo povero ma dignitoso, devastato ma non distrutto. Consigliato: a chi vuol orientarsi nel caos di popoli in uno stato in guerra (sunniti, sciiti, curdi e cristiani), a chi vuole un trattato di storia geografia e architettura siriana in forma di romanzo.

Peccato!!! L'idea di fondo è interessante, ma che sdolcinatezza nel presentare tutto quello che è orientale, ogni tanto qualche critica, ma c'è una sudditanza di fondo che stanca e...ferisce