La scelta di Reuven

Non mi piace il suo stile né di narrazione né di linguaggio; me n'ero accorta già da 'Danny l'eletto' che molto mi aveva annoiato. Sebbene questo scorra meglio e, tutto sommato, qualche contenuto non sia trattato male, mi lascia ancora un senso di troppa ordinarietà nella sua scrittura. Forse si è più esigenti con gli scrittori ebrei, avendo loro la scrittura nel DNA, ma se penso alla qualità dei fratelli Singer, della Némirovsky in 'I cani e i lupi' proprio riguardo le tensioni fra ebrei; quando penso a Yalom, Amos Oz e Abraham Yehoshua, beh, non c'è paragone.

Pur restando un romanzo valido, ho trovato meno vigore espressivo rispetto a "Danny l'eletto"; quasi che l'autore sentisse una stanchezza e uno sfocamento dei personaggi principali, Danny e Reuven, così "vivi" all'inizio della storia. Comunque Potok non si smentisce in quanto ad atmosfere e situazioni...

Un libro che suscita tante emozioni, compresi lo stupore, la rabbia, l'ammirazione..... Uno spaccato del mondo ebraico con le sue mille sfaccettature. Interessantissimo. Peccato per la traduzione un po' "obsoleta", piena di termini in disuso quali rammentare, essere in collera, empire, iersera etc. che appesantiscono un po' la lettura.